04 agosto 2024

ITALIA - STORIA - LA STRAGE DELL'ITALICUS - 4 AGOSTO 1974

 La strage dell'Italicus fu un attentato terroristico di tipo dinamitardo compiuto nella notte tra il 3 e il 4 Agosto 1974 sul treno Italicus, mentre questo transitava presso San Benedetto Val di Sambro, in provincia di Bologna.


Le vittime :
Elena Donatini, anni 58
Nicola Buffi, anni 51
Herbert Kontriner, anni 35
Nunzio Russo, anni 49
Marco Russo, anni 14
Maria Santina Carraro in Russo, anni 47
Tsugufumi Fukuda, anni 32
Antidio Medaglia, anni 70
Elena Celli, anni 67
Raffaella Garosi, anni 22
Wilhelmus J. Hanema, anni 20
Silver Sirotti, anni 24


Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974, alle ore 1:23, una bomba ad alto potenziale esplose nella quinta vettura del treno espresso 1486 ("Italicus"), proveniente da Roma e diretto a Monaco di Baviera via Brennero.
L'ordigno era composto da una miscela esplosiva, probabilmente amatolo, e da una miscela incendiaria, quasi certamente la termite (di cui furono rinvenute tracce).
La bomba era stata collocata in una valigetta occultata sotto un sedile della quinta carrozza, rivolto contro il senso di marcia. L'esplosivo era collegato a una sveglia di una marca tedesca, Peter, molto comune all'epoca, ritrovata nel corso delle prime perlustrazioni dove era avvenuta l'esplosione. La sveglia aveva modifiche esterne, vi erano inserite in particolare due piastrine di rame, di cui una fissa e l'altra mobile saldata a stagno: tramite la suoneria della sveglia, nell'orario predeterminato, le due piastrine sono venute a contatto, determinando lo scoppio.
La temporizzazione del timer avrebbe dovuto fare esplodere l'ordigno mentre il treno attraversava la Grande galleria dell'Appennino, nei pressi di San Benedetto Val di Sambro.
Tuttavia, durante la corsa tra Firenze e Bologna, il treno recuperò tre dei minuti di ritardo accumulati nelle tratte precedenti. La bomba esplose lo stesso all'interno della galleria, ma in un tratto a soli 50 metri dall'uscita.
L'esplosione fece sollevare il tetto della quinta carrozza, che poi cadde frantumandosi in migliaia di schegge, mentre le lamiere si deformavano per la temperatura altissima dell'incendio che divampava (la termite di cui era composto l'ordigno brucia con estrema rapidità, causando l'aumento della temperatura fino a 3000 °C).
Nell'attentato morirono 12 persone (alcune per l'esplosione, altre arse vive dall'incendio) e altre 48 rimasero ferite.
La strage avrebbe avuto conseguenze più gravi, si ipotizza anche nell'ordine di centinaia di morti, se l'ordigno fosse esploso all'interno della Grande Galleria dell'Appennino, come sarebbe avvenuto dieci anni dopo nella Strage del Rapido 904.
Nella tragedia, spicca l'eroismo di un ferroviere conduttore delle Ferrovie dello Stato, il forlivese Silver Sirotti, poi insignito di Medaglia d'oro al valor civile alla memoria.
Sirotti, munito di estintore, si slanciò tra le fiamme per soccorrere i viaggiatori intrappolati nel treno e in questo tentativo perse la vita.

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