Pericle, principe di Tiro, è un dramma romanzesco scritto da William Shakespeare tra il 1607 e il 1608.
Trama
Nel prologo vediamo Gower, il personaggio che rappresenta il coro. Questi si avvicina e annuncia l'intento di dare piacere all'orecchio e all'occhio insieme agli spettatori per la durata della vicenda, esprimendo la perfetta simbiosi che Shakespeare stesso voleva raggiungere con le sue opere teatrali.
«To glad your ear and please your eyes»
In Siria il Re Antioco
annuncia lo sposalizio della bella figlia con chi riuscirà a
risolvere un enigma che gli verrà posto dal Re stesso. Chi fallirà
verrà mandato a morte.
L'indovinello si rivela essere proprio un
fatto veramente avvenuto: l'unione incestuosa fra Antioco e la
figlia: se rivela ciò verrà ucciso, ma soccomberà anche se
mentisse.
Tutti i pretendenti sono in preda allo sconforto, tranne
uno: il giovane Pericle, che trova subito la soluzione. Si presenta a
corte, ma ha un dubbio e chiede ad Antioco tempo per riflettere.
Il
crudele sovrano gli concede quaranta giorni di tempo, ma dopo qualche
settimana manda dei sicari ad ucciderlo. Pericle viene avvisato
appena in tempo e fugge a Tiro, dall'amico Elicano.
Dopo
averlo nominato reggente provvisorio della città, Pericle si reca a
Tarso per dare aiuto alla popolazione e ai sovrani Cleone e Dionisia.
Infine si rimette in viaggi per Tiro.
Durante la traversata una violenta tempesta fa naufragare la nave di Pericle, e il giovane si ritrova sulla spiaggia di Pentapoli. Qui scopre che il re Simonide sta organizzando una serie di tornei per dare in sposa la figlia al vincitore. Pericle ne approfitta immediatamente, dimenticando il re Antioco, e vince mirabilmente tutti i tornei. Così a lui viene concessa la mano di Taisa e si celebrano le nozze. Intanto a Tiro si viene a sapere della morte di Antioco e di sua figlia, avvenuta per mano divina, e il popolo pensa di affidare la corona al reggente Elicano. Ma questi, ricordandosi del patto con Pericle, dichiara di accettare solo se saprà della morte dell'amico; e manda una pattuglia a cercarlo.
Nel frattempo a Pentapoli, Pericle
viene informato della spedizione di Elicano e così si reca subito a
Tiro con la moglie incinta. Ma durante il viaggio l'eroe fa naufragio
di nuovo e Taisa muore di parto. Pericle, affranto, è costretto a
gettare il corpo di Taisa, dentro una cassa, in mare per placare la
furia degli dei. Poi fa sosta a Tarso per la salute dell'infante
Marina, mentre un vecchio mago trova la bara di Taisa e la fa
resuscitare. Ella credendo che il marito sia morto, si fa
sacerdotessa al tempio di Diana.
Dopo aver affidato la
piccola Marina ai sovrani di Tarso, Pericle si rimette in viaggio per
Tiro.
Passano una ventina di anni e Marina,
fattasi più bella della figlia di Cleone e Dionisia, che medita di
ucciderla, viene rapita da dei pirati e condotta a Mitilene. Lì
la ragazza riuscirà a conservare la sua verginità dimostrandosi
molto abile nel cantare e suonare.
Pericle, compiuti tutti i suoi
viaggi, torna a Tarso per riprendersi Marina, ma i sovrani, in
accordo con la figlia, gli mentono dicendo che è morta. Disperato,
Pericle riprende i suoi viaggi in cerca della figlia.
Dopo varie traversate, l'anziano
Pericle giunge per caso a Mitilene, dove il sovrano Lisimaco gli
presenta casualmente Marina, con la speranza che lei possa divertirlo
e rincuorarlo.
Pericle non vuole avere rapporti sessuali con la
ragazza e decide di raccontarle la sua triste storia. Solo così i
due scopriranno di esser padre e figlia. Dopo ciò Pericle viene
avvertito da Diana che lo invita a recarsi al suo tempio, dove
incontra, con suo grande stupore, la moglie Taisa.
Così riunitasi
la famiglia, Pericle fa giustiziare i sovrani Cleone, Dionisia e la
loro figlia.
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