01 dicembre 2025

LIBRI - ' LA MORTE FELICE ' - ALBERT CAMUS

La morte felice è il primo romanzo di Albert Camus, scritto fra il 1936 e il 1938.

Trama

La trama è quella di un povero impiegato, Patrice Mersault, che incontra un vecchio colto e infermo, Zagreus. Patrice lavora in un ufficio portuale, conduce una vita normale e ama la solitudine. Non si è mai innamorato, ma ha avuto varie relazioni amorose; egli brama la felicità, intesa come realizzazione di un desiderio interiore di libertà, conoscenza e autodecisione. Zagreus gli indicherà la direzione da seguire: per essere felici occorre il tempo, il quale si compra coi soldi. Egli offre a Mersault il metodo per raggiungere la felicità: ucciderlo per porre fine alle sue prolungate sofferenze. Nella teoria formulata da Zagreus, il cammino della felicità inizia quindi dalla morte di un infermo, preludio di una morte felice.

Patrice partirà poi in viaggio, visitando Praga e Genova, prima di ritornare ad Algeri. Condividerà del tempo con tre amiche e si sposerà infine con Lucienne, che non ama, ma predilige come compagna, avvertendo un'incessante irrequietezza del proprio spirito. Trova la felicità in una casa sul mare, immerso nella tanto spasimata solitudine. Dopo un breve periodo, a scombinare la vita di Patrice sarà però la malattia, a cui reagirà inizialmente con rabbia, perché considerata un male che stordisce l'uomo nel momento più intenso della vita. Sarà però l'incontro con la morte, la preparazione a questo evento, a dargli modo di rileggere la propria esistenza. Rifiutando una «morte non vissuta», confida all'amico medico di voler morire sveglio «vedendoci chiaro», non dormendo. Patrice accetta la morte dignitosamente poiché possiede la certezza di aver saputo vivere felice, seppur brevemente, conservando la propria coscienza. Si avvera così la morte felice, ovvero la fine della vita felice di Patrice Mersault.


MUSICA - ' C'E' TEMPO ' - FIORELLA MANNOIA

Fiorella Mannoia - C'è Tempo

Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.

C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.

C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.

C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.

È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.

Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.

C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.

C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.

Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare.

MUSICA - ' LUCA ' - RAFFELLA CARRA'

 Luca - Raffaella Carrà


Non mi mandate a quel paese

Ma sono un poco fuori fase

Se non mi sfogo con qualcuno

Un giorno o l'altro scoppierò

Era un ragazzo dai capelli d'oro

E gli volevo un bene da morire

Io lo pensavo tutto il giorno intero

Senza tradirlo neppure col pensiero

Ma un pomeriggio dalla mia finestra

Lo vidi insieme ad un ragazzo biondo

Chissà chi era, forse un vagabondo

Ma da quel giorno non l'ho visto proprio più

Luca (Luca), Luca (Luca), Luca

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca (Luca), Luca, con chi sei adesso? (Luca)

Luca (Luca), Luca, non si saprà mai

Credevo di essere attraente

Così mi ha detto tanta gente

O lui non ha capito niente

O c'è qualcosa che non va

Era un ragazzo dai capelli d'oro

E gli volevo un bene da morire

Io lo pensavo tutto il giorno intero

Senza tradirlo neppure col pensiero

Ma un pomeriggio dalla mia finestra

Lo vidi insieme ad un ragazzo biondo

Chissà chi era, forse un vagabondo

Ma da quel giorno non l'ho visto proprio più

Luca (Luca), Luca (Luca), Luca

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca (Luca), Luca, con chi sei adesso? (Luca)

Luca (Luca), Luca, non si saprà mai

Luca (Luca), Luca, Luca

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca, Luca, con chi sei adesso? (Luca)

Luca, Luca, non si saprà mai

Eri un ragazzo dai capelli d'oro

E ti volevo un bene da morire

Io ti pensavo tutto il giorno intero

Senza tradirti neppure col pensiero

Ma un pomeriggio dalla mia finestra

Ti vidi insieme ad un ragazzo biondo

Chissà chi era, forse un vagabondo

E da quel giorno non ti ho visto proprio più

Luca (Luca), Luca, Luca

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca, Luca, con chi sei adesso? (Luca)

Luca, Luca, non lo saprò mai

Luca (Luca) Luca, Luca (Luca)

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca, Luca (Luca), con chi sei adesso? (Luca)

Luca, Luca (Luca), non lo saprò mai

Luca (Luca), Luca (Luca), Luca

Cosa ti è successo? (Luca)

Luca (Luca), Luca, con chi sei adesso? (Luca, Luca)

Luca (Luca), Luca, non lo saprò mai

Mai

WOODY ALLEN

 Woody Allen, nasce il 1 Dicembre 1935.

Regista, Sceneggiatore, Attore, Comico, Scrittore e Commediografo statunitense 

Premi e Riconoscimenti :
Premio Oscar : 1978 – 1978 – 1987 – 2012

Filmografia parziale :
Regista :
  • Che fai, rubi?
  • Prendi i soldi e scappa
  • Il dittatore dello stato libero di Bananas
  • Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere)
  • Il dormiglione 
  • Amore e guerra 
  • Io e Annie
  • Interiors
  • Manhattan
  • Stardust Memories
  • Una commedia sexy in una notte di mezza estate
  • Zelig
  • Broadway Danny Rose
  • La rosa purpurea del Cairo 
  • Hannah e le sue soeell
  • Radio Days
  • Settembre
  • Un'altra donna
  • Crimini e misfatti 
  • Alice
  • Ombre e nebbia
  • Mariti e mogli 
  • Misterioso omicidio a Manhattan
  • Pallottole su Broadway 
  • La dea dell'amore 
  • Tutti dicono I Love You 
  • Harry a pezzi
  • Celebrity
  • Accordi e disaccordi 
  • Criminali da strapazzo
  • La maledizione dello scorpione di giada
  • Hollywood Ending
  • Anything Else
  • Melinda e Melinda 
  • Match Point 
  • Scoop 
  • Sogni e delitti 
  • Vicky Cristina Barcelona 
  • Basta che funzioni
  • Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni
  • Midnight in Paris
  • To Rome with Love
  • Blue Jasmine
  • Magic in the Moonlight
  • Irrational Man 
  • Café Society
  • La ruota delle meraviglie - Wonder Wheel
  • Un giorno di pioggia a New York

DANIEL PENNAC

   Daniel Pennac, nasce il 1 Dicembre 1944.

Scrittore francese.

Opere :
Il paradiso degli orchi
  • La fata carabina
  • La prosivendola
  • Signor Malaussène
  • Signor Malaussène a teatro
  • Cristiani e Mori 
  • La passione secondo Thérèse

MUSICA - ' FAREWELL ' - FRANCESCO GUCCINI

Francesco Guccini - Farewell 

E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent'anni portati così,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
come si sente la voglia di vivere
che scoppia un giorno e non spieghi il perché:
un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.

Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.

Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino;
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
la città addormentata non era mai stata così tanto bella.

Era facile vivere allora ogni ora,
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell'epoca nuova,
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.

Non fu facile volersi bene, restare assieme
o pensare d' avere un domani e stare lontani;
tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
un ricordo lucente e durissimo come il diamante
e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
rivedersi era come rinascere ancora una volta.

Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
e il peccato fu creder speciale una storia normale.
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.

"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...

Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate
con qualcosa di fragile come le storie passate:
forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perché
ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...

TEATRO - ' DON GIOVANNI ' - MOLIERE

Don Giovanni o Il convitato di pietra è una commedia tragica in cinque atti del drammaturgo e attore francese Molière.

  Trama

Atto I

La scena inizia con Sganarello e Gusmano che discutono sull'inaspettata e segreta partenza di Elvira, al seguito del marito Don Giovanni. Durante la discussione, Sganarello si lascia andare, confidandosi e confessando al Gusmano chi realmente è Don Giovanni: un padrone perfido, cinico e libertino, che prova diletto nel conquistare le donne e consumare i piaceri carnali, per poi abbandonarle con disprezzo. Dopo la dipartita di Gusmano sopraggiunge Don Giovanni, il quale ha un lungo discorso con Sganarello sul suo modo di vivere: egli gli confessa che non riesce a restar legato a una donna perché dopo la prima consumazione dell'atto sessuale, quest'ultima perde di fascino e di interesse per lui, il quale, quasi per istinto, è costretto a cercarne nuovamente un'altra, alla quale riservare il triste e perfido trattamento della precedente. Il loro dialogo si interrompe improvvisamente alla vista della “prossima designata” alle crudeltà di Don Giovanni, il quale ordisce insieme al mal volenteroso Sganarello un piano per rapirla in barca durante una gita col suo legittimo fidanzato, sul mare. Sganarello obbedisce come di consueto agli ordini del padrone, che però cerca sempre di dissuadere in qualche modo dalle sue iniquità. Infatti, durante il dialogo, Sganarello chiede a Don Giovanni se sia realmente il caso di rapire questa donna con la forza, dato che sei mesi prima era addirittura arrivato a uccidere un Commendatore, padre di una delle sue innumerevoli vittime, reato per il quale era stato assolto dal giudice. Successivamente Elvira riesce a trovare per strada il suo consorte, il quale ipocritamente afferma di sentirsi colpevole di averla sottratta al convento in cui lei stava e di averla sposata, perché adesso sente che il Cielo gli è avverso e finalmente lui se ne è accorto. Elvira non crede alle fandonie inventate seduta stante dal marito, del quale giura di vendicarsi in maniera terribile.

Atto II

Il piano del malefico Don Giovanni e Sganarello viene sventato da un'improvvisa burrasca che li scaraventa sulla battigia della costa. Qui vengono recuperati e tratti in salvo da due contadini: Pierotto e Carlotta, promessi sposi. Una volta recuperati i sensi Don Giovanni, accortosi della bellezza di Carlotta, si rinfranca dal suo recente fallimento, e si getta nella sua arte della seduzione, con encomi ed elogi iperbolici alla umile contadina, che dapprima non si fida molto dei grandi paroloni adorni di Don Giovanni, ma alla fine cede alla tentazione di poter abbandonare il suo misero rango di contadina e divenire un'agiata signora. A nulla servono le esortazioni a mantenere la sua promessa di matrimonio, che le vengono ricordate dal fidanzato Pierotto, accortosi di quello che accade. Dopo aver usato vigliaccamente Carlotta come scudo per difendersi dalle percosse di Don Giovanni, Pierotto si dilegua in preda all'angoscia. Al riguardo del matrimonio, va ricordato che a quell'epoca erano validi i matrimoni segreti prendendo fisicamente la mano della promessa moglie. Non appena Pierotto se ne va, sopraggiunge Maturina, un'altra contadina, alla quale Don Giovanni precedentemente aveva promesso di sposarla, che, sospettando dell'infedeltà del futuro marito, rivendica davanti ai presenti di essere la sola designata a maritarsi con lui. Ha quindi luogo un acceso dibattito tra Carlotta e Maturina, senza esclusione di offese e scherni, nel quale entrambe affermano di essere le promesse consorti di Don Giovanni. Quest'ultimo riesce ad evitare il medesimo confronto e le eventuali scuse con uno scaltrissimo stratagemma il quale consiste nel negare e allo stesso tempo affermare quello che ognuna delle due asserisce. Tale dibattito si conclude con la promessa, ad entrambe, di matrimonio che viene così posticipato all'indomani mattina. In quell'istante sopraggiunge Ramaccio, uno spadaccino al servizio di Don Giovanni, che reca a quest'ultimo la notizia che dodici uomini a cavallo lo stanno cercando, con cattive intenzioni. All'udire tali parole, Don Giovanni escogita all'istante lo stratagemma di scambiarsi d'abito con Sganarello, il quale, afferrando subito lo scopo di tale manovra e compresi i rischi che corre, escogita a sua volta un piano migliore.

Atto III

Don Giovanni asseconda e adotta quindi l'idea di Sganarello, che consiste nel vestirsi da viaggiatore lui, e da medico il servo. Ha luogo quindi un altro dialogo tra Don Giovanni e Sganarello, dal quale emerge lentamente il carattere vile del servo. Egli si diverte nel raccontare al padrone di aver abusato dell'abito da medico che indossa, per prescrivere medicine puramente a casaccio, al primo malcapitato, che supplicava il suo parere e/o supporto medico. Tale scena va a riprendere il “tema dell'abito che fa il monaco”, assai ricorrente in quasi tutte le pièces di Molière, soprattutto ne il Medico Volante. Strada facendo Don Giovanni e Sganarello incontrano Francesco, un povero mendicante, al quale chiedono informazioni per giungere in città. Il pover'uomo accetta di buon grado di aiutarli, indicandogli la strada e inoltre avvertendoli che l'intera zona è da diverso tempo battuta da predoni. Al momento dei ringraziamento per le preziose informazioni, il povero chiede gentilmente a Don Giovanni, in cambio di una perpetua preghiera, di fargli un'elemosina: il libertino accetta, a patto che egli bestemmi. Il pover'uomo dimostra di essere povero economicamente, ma riccamente volitivo e saldo alla fede che non tradisce nemmeno in cambio di un Luigi d'Oro, preferendo morire di fame. Don Giovanni allora, mosso da un barlume di inaspettata compassione, gli dona ugualmente un Luigi d'Oro, asserendo di darglielo per amore dell'umanità. In quel medesimo istante Don Giovanni intravede da lontano un uomo assalito da tre banditi, scena di enorme vigliaccheria (come asserisce lo stesso Don Giovanni), che lo chiama in suo aiuto. Grazie alla sua destrezza nella spada mette in fuga i banditi, e ottiene così una devotissima riconoscenza dall'assalito. Si scopre però che questi è Don Carlos, uno dei fratelli di Elvira, giunto insieme a suo fratello ed a un seguito di uomini per saldare una faccenda d'onore. Il consanguineo di Elvira quindi si confida con il libertino, confessandogli che più precisamente devono saldare i conti con la spada con un certo Don Giovanni, il quale ha oltraggiato l'intera famiglia, approfittando dell'innocente Elvira. Don Giovanni, apprendendo che Don Carlos non conosce il volto di questo suo oltraggioso nemico, coglie l'occasione per inscenare un piano per arruffianarsi il consanguineo di Elvira, ed evitare il duello, offrendosi di presentargli lui stesso questo fantomatico Don Giovanni interpretato da uno dei suoi servi, abbigliati come lui, e mandati come capro espiatorio alla morte, proprio come voleva fare precedentemente con Sganarello. Sfortunatamente per Don Giovanni, sopraggiunge Don Alonso, fratello di Don Carlos ed Elvira, il quale, a quanto pare, conosce o comunque è in grado di riconoscere l'oltraggioso libertino che ha lordato l'onore della loro famiglia. Don Alonso dunque si appresta ad adempiere alla sua vendetta, quando viene fermato da Don Carlos, che dopo un lungo e controverso dibattito con il fratello, lo convince a lasciarlo andare, riproponendosi di saldare il loro conto in un secondo momento, dato che se non fosse per lui, quei tre banditi lo avrebbero ucciso. Non appena i fratelli di Elvira si allontanarono, Don Giovanni rimprovera Sganarello di non aver tentato di aiutarlo contro i due fratelli. Prima di incamminarsi nuovamente verso casa, Don Giovanni intravede tra gli alberi limitrofi alla strada un superbo edificio che si rivela essere la tomba del medesimo commendatore da lui ucciso sei mesi prima. Quindi, Don Giovanni e il suo servo (quest'ultimo con grande ribrezzo e contrarietà), aprono la tomba ed accedono al mausoleo nel quale trovano la rinomata statua del Commendatore, in abiti da imperatore romano. Dopo aver biasimato l'immotivato lusso del luogo, Don Giovanni, per beffarsi della statua incredibilmente rassomigliante al suo proprietario, ordina al servo, oramai più contrariato che mai, di invitare tale statua a cena, per quella sera. Con grande costernazione e terrore di Sganarello, la statua gli risponde chinando la testa a guisa di consenso. Don Giovanni, incredulo, formula una seconda volta, personalmente, l'invito, che la statua riaccetta nel medesimo modo, suscitando in Don Giovanni la voglia di uscire dal mausoleo.

Atto IV

Una volta usciti dal mausoleo, Sganarello ha un breve dibattito con il padrone, il quale nega la strana realtà dei fatti appena accaduti. Dunque Don Giovanni rincasa, e non appena dà ordine che gli venga servita la cena, si presenta alla porta un commendatore, nonché suo creditore: il signor Domenico, che viene infine ricevuto con grandi cerimonie, scuse per l'attesa, inviti a banchettare insieme, moine ed atteggiamenti ruffiani, che hanno la funzione diversiva di cambiare repentinamente discorso, ogni qual volta il commendatore accenna ai soldi che il libertino gli deve. Don Giovanni riesce dunque a dominare il signor Domenico: creditore che era più che deciso a essere rimborsato proprio quella sera, tanto che aveva aspettato tre quarti d'ora nell'atrio, totalmente incurante delle esortazioni dei servi di Don Giovanni, che volevano convincerlo che il proprio padrone non era in casa. Sganarello, infine, irritato dalle parole del commendatore che gli ricordano di avere anche lui un conto monetario in sospeso, butta fuori di casa il povero e sconcertato Domenico. Subito dopo Violetta annuncia l'arrivo del padre, Don Luigi, giunto sin lì per rimproverare il figlio per la vita sregolata e dannata che conduce. Don Luigi ricorda come abbia a lungo desiderato e pregato il cielo per avere un figlio; figlio che adesso è solamente motivo della sua vergogna e del suo dolore. Don Luigi poi se ne va, deluso dalle parole sarcastiche e denigratorie del figlio. Non appena Don Luigi si congeda, Don Giovanni mostra tutta la sua contrarietà alle parole del padre, augurandogli addirittura di morire presto. Prima di potersi sedere per la cena, Ragotino giunge nella sala, annunciando al padrone libertino che una signora velata desidera parlargli. Tale donna si rivela essere Donna Elvira. Ella, non più carica di ira ed astio nei confronti dell'uomo che l'ha illusa, lo supplica, in nome dei sentimenti che provò per lui in passato, di redimersi dal suo stile di vita scellerato e peccaminoso, salvandosi dall'imminente punizione celeste. Anche Donna Elvira si congeda, annunciando che si ritirerà a vita solitaria, nonostante le incitazioni del suo falso sposo, quasi ammaliato dal suo stato d'animo, a rimanere. La cena viene finalmente servita, ma prima che Don Giovanni e Sganarello possano iniziare a mangiare, vengono interrotti da una terza visita. Don Giovanni si trova a ricevere colui che ironicamente aveva invitato a cena quello stesso pomeriggio, che altri non è che la statua del Commendatore. La statua che va dai vivi rispecchia il rito dei morti e inoltre rappresenta la religione cattolica che punisce il male. Tale ospite inconsueto ed inatteso invita a sua volta Don Giovanni a venire alla sua cena, la sera successiva, chiedendogli se ne avrà il coraggio. Don Giovanni accetta di andarci, portandosi il servo Sganarello, assolutamente contrariato e sgomentato. Come al solito, il libertino accetta la sfida, non tirandosi mai indietro dinnanzi a niente e a nessuno, sicuro di sé e sicuro di essere padrone del suo stesso destino. All'uscita, Don Giovanni si offre di far luce con una fiaccola al suo strano ospite, che però dice di non averne bisogno, perché è guidato dal cielo.

Atto V

L'indomani Don Giovanni, mosso dal proposito di riavvicinarsi al padre, per mettersi al sicuro da svariati spiacevoli incidenti che potrebbero accadere (soprattutto il duello con Don Alonso e Don Carlos), finge una totale redenzione. Credendo a tali parole, il padre, in preda alla più grande felicità, afferma di averlo perdonato di tutte le sue malefatte passate, abbracciandolo amorosamente. Quindi Don Luigi colmo di gioia corre a casa da sua moglie, per darle la buona notizia. La notizia di redenzione suscita commozione e felicità anche a Sganarello, il quale viene subito smentito dalla confessione del padrone, che lo lascia basito. Don Giovanni ammette di lasciarsi andare a tali confidenze solo perché ha piacere ad avere un testimone del fondo della sua anima, e un confidente dei veri motivi che lo costringono a comportarsi così: confessa che la sua finta conversione altro non è che uno stratagemma utile ed una mossa politica. Si giustifica inoltre asserendo che l'ipocrisia è un fattore comune tra le persone, e che molte di queste usano la stessa maschera per ingannare il mondo. Infine conclude il suo monologo, elogiando l'ipocrisia, la quale, secondo lui, offre meravigliosi vantaggi, tra i quali quello di non essere esposti al biasimo collettivo. Successivamente, Don Giovanni si incontra con Don Carlos, al quale cerca di far credere la sua redenzione. Inizialmente Don Carlos è lieto di tali parole, e del fatto che si potrà risolvere la questione in modo pacifico, con il matrimonio tra Donna Elvira e Don Giovanni, in modo da mettere in salvo l'onore della famiglia. Ma quando Don Giovanni gli confessa che anche lui, proprio come Donna Elvira, si ritirerà a vita privata e solitaria in un convento, su consiglio del Cielo, Don Carlos ritorna sui passi del fratello, rinnovando la sfida a duello, che avverrà in un luogo più opportuno di quello. Prima dell'appuntamento con la statua del Commendatore, il libertino ed il servo Sganarello incappano in uno Spettro con le sembianze di una donna velata, che proclama che Don Giovanni ha poco tempo per approfittare della misericordia del Cielo, prima che la sua dannazione sia irrevocabile. Dopodiché lo spettro cambia forma, tramutandosi nel Tempo con la falce in mano. Dinnanzi a ciò, Sganarello rimane completamente terrorizzato, ed esorta ancora una volta il padrone alla redenzione. Don Giovanni invece, dopo aver curiosamente detto di conoscere tale strana voce, sguaina scetticamente la spada, gettandosi sullo spettro, il quale vola via. Don Giovanni dunque riconferma a Sganarello che nessuno riuscirà mai a farlo pentire. Poco dopo, il libertino ed il suo servo incontrano la statua del Commendatore, che gli ricorda l'appuntamento a cena. Don Giovanni dunque gli chiede le indicazioni della sua abitazione, e la statua, come se volesse cortesemente accompagnarlo, gli chiede la mano, che il libertino gli dà. La statua dunque proclama che il perseverare nel peccato comporta una morte funesta, e che chi respinge il Cielo apre il cammino alla sua folgore. Detto ciò Don Giovanni inizia a sentirsi ardere da un fuoco invisibile, dunque un grande fulmine, accompagnato da gran fracasso, lo investe, e la terra si spalanca, inghiottendolo tra fiamme fuoriuscenti. La battuta finale dell'opera spetta a Sganarello, che si lamenta della paga che non potrà più ricevere dal momento che il suo padrone è stato appena ucciso.

TEATRO - ' ENRICO V ' - W. SHAKESPEARE

Enrico V è un dramma storico di William Shakespeare composto tra il 1598 ed il 1599.

Trama

Il coro introduce la storia che sta per rappresentarsi sul palcoscenico, scusandosi con gli spettatori per l'impossibilità di rendere veritiera la rappresentazione causa gli scarsi mezzi di cui dispone il teatro: il coro prega così il pubblico di mettere in moto la propria immaginazione, per ricostruire con la mente ciò che non è possibile portare in scena. Ogni atto è preceduto da un prologo del coro, tradizionalmente interpretato da un solo attore.

Atto primo

La scena si apre con il colloquio tra l'Arcivescovo di Canterbury ed il Vescovo di Ely, preoccupati che l'approvazione di un disegno di legge possa togliere alla Chiesa parte dei sussidi e delle agevolazioni su cui vive agiatamente. Suggeriscono così al re Enrico V di dichiarare guerra alla Francia, rivendicandone i diritti sul trono che gli spettano poiché la legge salica, cui il sovrano francese si appella per dichiarare nulle le pretese di Enrico sul suo trono, non è applicabile al trono francese.

Enrico V, che in passato era un giovane dedito al gioco e ai bagordi, è nel frattempo divenuto un re saggio e amato. Sentito il consiglio dei due ecclesiastici decide di dichiarare guerra al re di Francia Carlo VI, al quale ha già inviato varie missive nelle quali rivendica i suoi diritti di successione al trono per via del legame di parentela. La risposta alle missive arriva a nome del Delfino che, beffandosi delle rivendicazioni inglesi, invia per regalo palle da tennis ad Enrico. Quest'ultimo, adirato, decide di approntare l'esercito per la battaglia.

Atto secondo

In una strada di Londra avviene un colloquio tra i vecchi compagni di bagordi del re: Pistola, sposo dell'ostessa Quickly, Nym, ex fidanzato di Quickly e Bardolfo. I tre compari, scansafatiche e tardoni, vengono richiamati dal paggio di Falstaff, vecchio compagno di sbronze, ormai sul letto di morte: Falstaff è stato, infatti, rinnegato dal re come compagno perché l'acquisizione del diritto regale lo ha privato della possibilità di legarsi alle vecchie compagnie. Il dolore ha colpito il vecchio, portandolo alla morte. Mentre i quattro si disperano per la dipartita, sovviene l'ordine di partenza per la guerra in Francia. Gli uomini lasciano quindi l'ostessa e si uniscono alle truppe.

Poco prima della partenza, Enrico V scopre un complotto ordito contro la sua persona: il conte di Cambridge, Lord Scroop di Masham e Sir Thomas Grey, vecchi amici d'infanzia di Enrico e vendutisi alla corona francese, vengono scoperti ed arrestati dal monarca che li fa giustiziare dopo averli ripudiati.

In Francia, intanto, giunge come araldo inglese il duca di Exeter, zio di Enrico V, che avverte Carlo VI dell'indignazione del monarca inglese per l'onta ricevuta in seguito al regalo beffardo del Delfino, al quale dichiara la sua disistima. Un ultimo avvertimento dell'araldo è sul destino di Francia: il re è chiamato ad abdicare in favore di Enrico, pena una guerra sanguinosa. Carlo VI si riserva una notte per pensare alla risposta.

Atto terzo

L'armata inglese parte da Southampton diretta verso le coste francesi. L'armata di Enrico si spinge fino ad Harfleur e la conquista. Aspri diverbi avvengono tra gli ufficiali inglesi, i capitani Gower, Fluellen, Macmorris e Jamy, che discutono sulla conduzione dell'assedio ad Harfleur.

Alla corte di Rouen, intanto, la cugina di Enrico, Caterina, prende lezioni di inglese dalla sua dama di compagnia, incappando in numerosi errori di pronuncia dai risvolti farseschi. Il re di Francia, preoccupato per la caduta di Harfleur, si prepara per la controffensiva che sarà guidata dal Delfino suo figlio, dal Connestabile e dai duchi di Orléans e di Borbone. La controffensiva viene annunciata ad Enrico dall'araldo Montjoy.

I francesi, in numero nettamente superiore alle forze offensive inglesi, già pensano alla vittoria sicura sulle truppe di Enrico.

Atto quarto

I due eserciti si fronteggiano nei pressi di Agincourt. È notte fonda e, mentre nell'accampamento francese la frenesia cresce di ora in ora, il malumore tra gli inglesi, stanchi ed in inferiorità numerica rispetto ai freschi avversari, è sempre più palpabile.

Enrico, desideroso di riflettere, si aggira nell'accampamento in incognito: ha così occasione di parlare, non riconosciuto, con Pistola, suo vecchio amico, e con altri uomini dell'esercito. Questi ultimi manifestano la loro preoccupazione per le loro sorti, maledicendo il re che li manda a morire senza la possibilità di redimersi prima l'animo. Enrico, conscio della situazione, replica che il dovere di un suddito è quello di servire il suo re, il quale non è però responsabile dell'anima del suddito stesso: il peso di queste confessioni permette ad Enrico una riflessione, nella quale sottolinea, nel corso di un lungo monologo, come la posizione di un monarca sia infausta in determinate circostanze. Nonostante il titolo che lo riveste ed il peso delle decisioni che lo aggrava, Enrico si scopre infatti uomo tra gli uomini, bisognoso di aiuto e coraggio. Leva così una preghiera al cielo, affinché Dio lo assista in battaglia.

Un ultimo avvertimento dell'araldo Montjoy prega Enrico di desistere dalla battaglia, ma il re non si piega e manda a rispondere che combatterà per rivendicare ciò che gli spetta.

Nel frattempo Le Fer, soldato francese, si infiltra tra le file nemiche e viene scoperto da Pistola che, sotto pagamento di duecento scudi, lo lascia libero.

Nella scena III c'è il monologo più celebre dell'opera quando Enrico, rispondendo al cugino Westmoreland, perplesso per la disparità delle forze in campo, incita a non desiderare neanche un uomo in più, per non dividere la gloria di quei felici pochi che potranno dire di aver combattuto il giorno di San Crispino.

Segue una furibonda lotta tra gli eserciti, che vede a poco a poco l'esercito francese orrendamente decimato da quello inglese: i francesi, nonostante la netta superiorità numerica e la strenua resistenza, soccombono e si dichiarano sconfitti per mezzo di un messaggio dell'araldo, non prima però di aver infranto le regole di guerra uccidendo tutti i giovani ragazzi inglesi a guardia dei carri.

L'araldo consegna ad Enrico la conta delle perdite: 10000 francesi, tra i quali 126 principi ed 8400 cavalieri; tra gli inglesi Edoardo duca di York, il conte di Suffolk, Sir Richard Keighley, il nobiluomo gallese Davy Gam e soli 25 soldati.

Di fronte a questo prodigioso esito, Enrico comanda di onorare e seppellire i caduti dopo aver intonato il "Te Deum" ed il "Non Nobis" ed ordina che sia messo a morte chi si vanti della vittoria senza aver riconosciuto che Dio ha combattuto con gli inglesi e che solo suo è il merito del successo.

Atto quinto

Pistola, al quale giunge la notizia della morte della moglie Quickly, si dispera in mezzo ai vittoriosi compagni.

Al palazzo reale di Francia Carlo VI accoglie Enrico V, il quale avanza le proprie rivendicazioni sulla corona e la Francia intera. Il duca di Borgogna sottolinea con enfasi quanto la Francia sia caduta in basso da molti anni e di come carestie e declino abbiano condotto la madrepatria in rovina: augura poi una ritrovata pace tra le due nazioni, ed Enrico vincola la pace alla firma del trattato che sancisca il lascito della corona francese a quella inglese.

Mentre Carlo VI si ritira per studiare le proposte, Enrico ha la possibilità di intrattenersi con la cugina Caterina, alla quale dichiara il suo amore. La mancata conoscenza delle reciproche lingue costringe i due a divertenti dichiarazioni piene di incomprensioni linguistiche.

Alla fine Caterina si dichiara favorevole al matrimonio a patto che questo venga benedetto dal padre. Così è, ed il dramma si conclude con la dichiarazione di matrimonio tra Enrico e Caterina ed il coro che recita l'epilogo.

LIBRI - ' L'OMBRA CINESE ' - G. SIMENON

L'ombra cinese  è un romanzo poliziesco di Georges Simenon con protagonista il commissario Maigret, scritto nel dicembre 1931.

Trama

Raymond Couchet, direttore dei Sérums du Docteur Rivière, viene trovato assassinato negli uffici della sua ditta, situata in uno stabile della Place des Vosges di Parigi. Un'importante somma di denaro è sparita. Il commissario inizia l'indagine scoprendo man mano un uomo più dedito ai piaceri della vita che agli affari, ed incontra prima Nina Moinard, l'amante; poi Juliette Martin, la ex moglie, che vive con il secondo marito, Edgar Martin, nello stesso stabile; il figlio, Roger Couchet, un ragazzo dedito alle droghe che tira avanti grazie alle continue elemosine del padre. Infine, fa visita alla vedova, Germaine Couchet, la seconda moglie, nata di cognome Dormoy.

Maigret, poco a poco, comprenderà il movente, ma faticherà a trovare gli elementi di prova. Intanto a casa della moglie del defunto viene ritrovato uno strano testamento, che lascia il consistente patrimonio diviso fra tre donne, la prima moglie, la seconda e l'amante, escludendo il figlio dall'eredità. Quest'ultimo, poche ore dopo una infervorata discussione col commissario proprio sulla questione del patrimonio familiare, si toglie la vita gettandosi dalla finestra. Infine, Maigret riuscirà a identificare i colpevoli nei coniugi Martin, responsabili lui del furto, lei dell'assassinio.


CINEMA - ' AGENTE 007 - LICENZA DI UCCIDERE ' - JAMES BOND

 Agente 007 - Licenza di uccidere (Dr. No) è un Dilm del 1962, diretto da T. Young.

Si tratta del primo capitolo della serie di Film di Spionaggio dedicati all'agente segreto James Bond. Ispirato all'omonimo romanzo di Ian Fleming pubblicato nel 1958, è stato adattato per il grande schermo da Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather, e prodotto da H. Saltzmann e A.R. Broccoli.
Interpreti e Personaggi :

Sean Connery : James Bond
Ursula Andress : Honey Ryder
Jack Wiseman  Dr. No
Jack Lord : Felix Leiter
Bernard Lee : M

Trama :
John Strangways, uomo del Servizio Segreto Britannico di stanza in Giamaica, subisce l'agguato di tre assassini conosciuti come "Three Blind Mice" e viene rapito e ucciso. Come contromossa, l'agente segreto James Bond – noto anche come 007 – è convocato nell'ufficio del suo superiore, M, il quale lo recluta al fine di scoprire i misteri che si nascondono dietro la scomparsa di Strangways e quali siano stati i suoi rapporti con la CIA in un caso di sabotaggio di un lancio missilistico statunitense per mezzo di onde radio.
Costretto quindi a sostituire la sua vecchia pistola Beretta con una potente Walther PPK, James Bond parte per la Giamaica. Arrivato all'aeroporto di Kingston una ragazza sospetta cerca di fotografarlo, e un tassista si offre di accompagnarlo alla casa del Governatore Pleydell-Smith. I sospetti di Bond riguardo l'identità dell'autista sono fondati, infatti si tratta di un scagnozzo del misterioso Dottor Julius No che, in seguito a uno scontro con l'agente segreto, si suicida con del cianuro contenuto nelle sigarette per non svelare l'identità del mandante.
Subito dopo 007 si incontra con il governatore Pleydell-Smith e il generale Potter, che abitualmente giocava a carte con Strangways. Bond scopre che quest'ultimo era un grande appassionato di pesca e che spesso affittava la barca di tale Quarrel, un pescatore della zona. Questi inizialmente, non essendo sicuro delle intenzioni della spia, decide di non collaborare. Ma dopo che Bond mette al tappeto lui e Pussfeller, proprietario del bar locale, Quarrel scopre grazie all'intervento di Felix Leiter, un agente della CIA, che 007 è del servizio segreto britannico.
Mentre indaga in casa di Strangways, Bond trova il biglietto da visita di tal professor Dent, che aiuta il primo a identificare dei campioni di rocce provenienti da un'isola vicino Kingston, Crab Key. Dent disse a Strangways che i campioni erano delle semplici piriti, ma Bond scopre che in realtà si tratta di materiale radioattivo : Dent è infatti al servizio del Dr. No, un eccentrico cinese proprietario di Crab Key, che ha ordinato l'uccisione di Bond. Dopo aver fallito l'impresa con una tarantola, Dent approfitta della segretaria del governatore, Miss Taro, per attirare 007 in un'altra trappola: la donna chiama Bond per invitarlo nella sua residenza di montagna ma quando l'agente sta per arrivare viene attaccato da un'auto; Bond riesce però a seminarli e gli inseguitori precipitano giù da un burrone con la loro vettura. La sera stessa Miss Taro viene arrestata. È ormai notte e Bond capisce che Dent arriverà da un momento all'altro, e ricorrendo a uno stratagemma si salva. Il professore tenta inutilmente di ucciderlo, ma muore sotto due colpi della pistola della spia.
Bond e Quarrel vanno a Crab Key dove incontrano la bella cercatrice di conchiglie Honey Ryder, il cui padre è stato ucciso dal dottor No, ma vengono poi attaccati da una barca di passaggio che tenta di ucciderli con delle mitragliatrici montate sulla barca; riescono però a sopravvivere. Arrivati su un fiume vengono quasi scoperti da delle guardie di ronda ma riescono a nascondersi. I tre si avvicinano al centro dell'isola quando si trovano faccia a faccia con il "Drago" del Dr. No, che non è altro che un carro armato dotato di un lanciafiamme; Quarrel muore bruciato ma Bond e Honey vengono catturati dal dottore. I due vengono ospitati da No in una lussuosa stanza degli ospiti. Durante la cena con il Dr. No, questi rivela ai due che è il figlio di un tedesco e di una cinese e che in passato era il vicepresidente della Tong e che lavora con la SPECTRE, una potente multinazionale del crimine organizzato con progetti di terrorismo, estorsioni e ritorsioni. L'obiettivo del Dr. No è quello di sabotare le missioni spaziali americane dirottando o distruggendo le loro navette.
Dopo la cena Bond è picchiato e stordito dal braccio destro del Dr. No e portato in cella. Prima che il dottore se ne accorga, 007 riesce a scappare tramite delle condutture d'aerazione e grazie a un travestimento riesce a sovraccaricare il reattore utilizzato per il dirottamento delle navi spaziali USA. Bond uccide il Dr. No facendolo cadere nella vasca di raffreddamento del reattore nucleare e riesce a scappare con Honey prima che la base esploda. I due, a bordo di una barca, vengono infine recuperati da Felix Leiter ed altri agenti della CIA.

LIBRI - ' IL FILOSTRATO ' - GIOVANNI BOCCACCIO

Il Filostrato è un poemetto giovanile dello scrittore Giovanni Boccaccio; secondo una non corretta etimologia "vinto d'amore" (in effetti il significato è "l'amante degli eserciti".)

#Book #Boccaccio

Trama

Il racconto si sviluppa attraverso otto parti suddivise, tolta l'ultima di congedo, in due tempi.

Nel primo (parti I-III) è centrale il cedere all'amore, anche grazie alla mediazione dell'amico, e cugino della donna, Pandaro, da parte di Troiolo, rispetto all'iniziale atteggiamento misogino, e Criseide, che, invece, si tratteneva per onorare la recente vedovanza. Nel secondo tempo (parti IV-VIII) si assiste alla separazione dei due amanti verso il tragico epilogo: in cambio del prigioniero troiano Antenore, Criseide è restituita al padre, dopo essere stata presa in consegna dal greco Diomede, innamorato di lei. Troiolo, dopo aver atteso invano il suo ritorno, struggendosi per la gelosia, crede che Criseide l'abbia tradito a causa di un fermaglio che egli aveva donato alla giovane e che invece suo fratello Deifobo strappa in battaglia proprio a Diomede. Accecato dall'ira e deciso a vendicarsi, entra in battaglia ma viene ucciso da Achille.


CINEMA - ' LA CIOCIARA ' - VITTORIO DE SICA

La ciociara è un film del 1960 diretto da Vittorio De Sica.

#Movie #DeSica #VittorioDeSica

Trama

Italia, estate 1943. Cesira è una giovane vedova che vive a Roma insieme alla figlia dodicenne Rosetta durante la seconda guerra mondiale. Per sfuggire ai bombardamenti e alle insidie di una città allo sbando affida il proprio negozio a Giovanni, un vecchio amico del marito con cui ha una fuggevole relazione, e intraprende un lungo cammino per il Basso Lazio per cercare rifugio con sua figlia a Sant'Eufemia, suo paese di origine, nei pressi di Fondi.

Giunte con molte difficoltà a destinazione, Cesira fa la conoscenza di Michele, un giovane intellettuale antifascista anch’egli fuggiasco, il quale si innamora di lei ricambiato. L'uomo viene catturato da sei soldati tedeschi, che necessitano di una guida per attraversare il territorio montano. Le donne non lo rivedranno più.

Con l'arrivo degli Alleati, Cesira decide di far ritorno a Roma con la figlia e un gruppo di persone, ma una volta separatesi da loro, durante una sosta in una chiesa diroccata, sono assalite e violentate da un gruppo di goumier, soldati nordafricani dell'esercito francese. Rosetta ne esce traumatizzata, chiudendosi in un freddo silenzio, che la madre tenta inutilmente di scalfire tra cura e consolazione. Cesira è colpita da un dolore profondo, turbata più per la figlia che per sé.

Le due vengono poi raccolte dal turpe camionista Florindo, giovanotto allegro e superficiale che la sera stessa approfitta dell'incontro per portar fuori e sedurre la sconvolta Rosetta, la quale, ancora sotto shock, resta abbacinata dalla falsa aura di protezione non meno che di leggerezza, e quindi di oblio, che il giovane emana. A conferma della natura solo materiale dello "scambio", Florindo le regala delle calze di nylon.

Cesira è furiosa non meno che addolorata e percepisce di aver perso la sua figlia d'oro, che non solo ha mutato atteggiamento ma la respinge sia nel dolore sia nei rimproveri che ella le rivolge. Solo alla notizia della tragica morte di Michele, fucilato in montagna dai tedeschi come si sospettava, le due si riavvicinano abbandonandosi, insieme, in un pianto più che mai liberatorio: una madre e sua figlia nonostante tutto e inevitabilmente attaccate l'una all'altra.


CINEMA - ' GRANDI MAGAZZINI ' - CASTELLANO E PIPOLO

Grandi magazzini è un film commedia italiano del 1986, diretto da Castellano e Pipolo.

#Movie #History

Trama

All'interno dei Grandi magazzini (G.M.) si intrecciano vari personaggi e storie.

Evaristo Mazzetti è un addetto alle pulizie dei Grandi magazzini. Per fare un favore al collega De Rossi accetta di sostituirlo nelle mansioni lavorative, non sapendo che egli deve 30 milioni di lire ad uno strozzino di nome Puccio e che in realtà il ragazzo è il figlio dell'ingegner Gruber, proprietario dei G.M. Nell'arco della giornata Evaristo riceve due volte la visita dell'esattore mandato a riscuotere il debito: questi, ad ogni apparizione, gli provoca svariate fratture alle ossa. Il caso poi vuole che Helèna, moglie del dottor Umberto Anzellotti capo del personale, abbia scoperto che il giovane Gruber lavora sotto falso nome in qualità di commesso al reparto sanitari. Rivelata la cosa al marito, la donna lo induce a credere che il rampollo sia proprio Mazzetti; così tra un invito a pranzo ed un tentativo di seduzione da parte della signora, si combina un incontro col vero padre di Evaristo. L'arrivo a sorpresa dell'ingegner Gruber porta ad altri equivoci che causano il licenziamento dell'uomo. Sopraggiunge infine De Rossi, che nel frattempo ha saldato il debito di gioco, rivelando ai Mazzetti la sua vera identità e promettendo all'amico l'immediato reintegro. Evaristo però lo manda a quel paese, stravolto fisicamente e moralmente dalle vicissitudini della giornata.

Il direttore dei G.M., dispotico e concentrato sempre e solo sul lavoro, dopo aver trattato con freddezza per tutto il giorno la sua segretaria, la signorina Romano, a fine turno si ravvede invitando la donna prima a cena e poi a casa sua.

Corrado Minozzi è il capo della sorveglianza ai Grandi Magazzini. Richiamato all'ordine dal principale per negligenza, promette che non si farà più scappare un ladro, ma nel corso della giornata prima si fa fregare sotto gli occhi una bicicletta da un taccheggiatore, poi una radio, un abito femminile e per concludere si lascia gabbare da una coppia che fa incetta di carrelli. Infine sorprende la moglie e crede stia rubando un foulard. Presso l'ufficio del direttore la verità viene a galla: l'articolo era stato regalato da lui stesso alla consorte. Dopo aver appurato che la merce proveniva da una bancarella anziché dai Grandi Magazzini, la donna va su tutte le furie ed esce di scena inveendo contro il marito.

Fausto Valsecchi è un addetto alle consegne a domicilio dei Grandi magazzini. Durante la giornata, vessato dal suo responsabile, si trova coinvolto in diverse situazioni: una portiera non gli permette di usare l'ascensore per trasportare un pesante televisore ad una vedova inconsolabile, che poi vorrebbe trattenerlo a pranzo. Un alano finisce per assalirlo, dopodiché una coppia di rissosi coniugi lo coinvolge nella propria lite familiare. A fine giornata tuttavia giunge per lui il momento del riscatto: dopo aver effettuato l'ultima consegna presso la barca di un facoltoso ingegnere omosessuale, ne accetta l'offerta di prendere il posto del suo ex-compagno Mimì, vendicandosi così del becero capo spedizioniere.

Nicola Abatecola è un mendicante, con una gamba finta, che insieme alla figlia Assunta fa il suonatore ambulante autorizzato all'ingresso dei Grandi magazzini; nonostante la sua situazione, Nicola non si compiange anzi sorride alla vita, vendendo ai clienti dei G.M. quella che lui definisce una merce rara, l'allegria, riuscendo anche ad ottenere un lauto obolo dal direttore.

Marco Salviati è un attore sul viale del tramonto, alcolizzato e in difficoltà economiche. Accetta l'offerta del suo agente Simoni di girare uno spot per i Grandi magazzini per un milione di lire di paga. Durante le riprese Salviati cerca continuamente di bere alcolici di nascosto, fino ad ubriacarsi di champagne nella sala riunioni. Riportato sul set dal segretario di produzione Bonanni, fa imbestialire il regista cambiando continuamente la battuta. Per salvare la faccia all'amico, Simoni ottiene di fargli girare lo spot senza pellicola, promettendo al regista di trovare poi un sostituto gratis; Salviati stavolta recita lo spot alla perfezione, ma quando gli viene chiesto di girarne un altro per sicurezza si rifiuta, facendo poi il nobile gesto di offrire champagne alla troupe con quel che resta della paga.

Antonio Borazzi è un burino di Cantalupo in Sabina, fortunato vincitore di un buono acquisto da spendere ai G.M., per l'ammontare di 500 000 lire. Affidato alla signorina Carla Marchi per la scelta della merce, dopo aver trascorso l'intera giornata nei G.M. non riuscendo a trovare merce che gli permetta di spendere la somma precisa da lui vinta, alla fine opta per una notte con l'avvenente commessa.

Turati e Nardini sono due detenuti per truffa che appena usciti di galera cercano di mettere in atto un raggiro ai danni dei G.M., spacciando uno di loro per un robot umanoide di produzione tedesca da vendere al responsabile degli acquisti dottor Tucci. Costui però decide di far esaminare l'articolo ad un esperto in marketing per ragazzi, il figlio Carletto, che sottopone Nardini ad ogni serie di test.

Roberto, commesso dei G.M., è perdutamente innamorato di Ornella Muti, a cui scrive ogni giorno. A sorpresa proprio l'attrice compare ai G.M., per conoscerlo e per convincerlo che la donna adatta a lui è la sua ex fidanzata Luisa. Poco dopo Roberto si accorge di aver sognato, ma decide di seguire comunque il consiglio della Muti e torna con Luisa, che casualmente è identica alla nota attrice.

Una cliente molto miope perde le lenti a contatto e si smarrisce nei G.M.; dopo mille peripezie alla fine crede di avercela fatta a tornare a casa, ma in realtà la camera da letto in cui si trova è all'interno del reparto arredamento.

Inoltre sono presenti altre storie e sketch vari. Un commesso guardone paga un addetto alle caldaie per poter vedere sotto la gonna delle clienti che entrano in negozio attraverso una grata, facendo anche alzare loro la gonna come quanto visto nella scena di Marilyn Monroe del film Quando la moglie è in vacanza e nel film La signora in rosso. Un commesso addetto alla vestitura dei manichini scambia una donna in carne ed ossa per un manichino lasciandola a petto nudo. Una commessa del reparto di cosmetici prova dei rossetti sulla propria mano per mostrarli a una cliente, che se ne va senza comprare nulla. Alla fine si scopre che la commessa ha testato i rossetti su una mano artificiale.

Un cliente prova un'auto giapponese a comandi vocali e finisce per mandarla in malora perché parla troppo: l'auto gli risponde a tono. Una cliente intervistata per la pubblicità del detersivo Push si lamenta perché la camicetta bianca prima di essere lavata era blu. Un cliente pieno di punture sul viso chiede un insetticida contro le vespe e un commesso gliene mostra uno che fa crollare al suolo uno scooter omonimo. Un cliente di colore chiede alla reception dov'è la "fiera del bianco" (i saldi post-natalizi sulla biancheria, grande classico del periodo che va dall'inizio degli anni 80 alla metà degli anni 90). Una signora prende una confezione di profilattici dicendo che così il fidanzato di sua figlia potrà darle la prova d'amore. La figlia, non di bell'aspetto, si gira e dice alla madre di non avere un fidanzato.

Compare anche una parodia dello spot del Tartufone Motta, molto trasmesso in quegli anni, stavolta usando il pregiato vegetale; una commessa testa il funzionamento di alcuni prodotti, tra i quali un fon e un vibratore. Un cliente vuole comprare un giaccone di montone rovesciato e il commesso gli presenta una pecora viva. Inoltre, altri clienti chiedono vestiti simili e il commesso mostra a tutti la stessa pecora. Quando un cliente chiede una pecora, lui risponde di non averne più.






LIBRI - ' L'EDUCAZIONE SENTIMENTALE ' - GUSTAVE FLAUBERT

L'educazione sentimentale (titolo originale L’Éducation sentimentale, histoire d’un jeune homme) è un Romanzo di Gustave Flaubert, scritto a partire dal Settembre 1864 e concluso il mattino del 16 Maggio 1869. 

#Book #Flaubert

Trama

Sul battello per tornare a casa, terminati gli studi liceali, Frédéric Moreau fa la conoscenza di un mercante d'arte e faccendiere sui quarant'anni: Jacques Arnoux.

Quest'ultimo è accompagnato dalla moglie Marie, della quale Frédéric si innamora follemente. Ma le circostanze non permettono rapporti di alcun genere, così il giovane giunge afflitto alla dimora di famiglia, dove lo aspetta la madre vedova.

Più tardi torna a Parigi, dove si iscrive alla facoltà di giurisprudenza conseguendo la laurea sia pure con difficoltà a causa dello scarso interesse nei confronti delle materie. In questa grande città conoscerà giovani rivoluzionari e approfondirà la conoscenza del signor Arnoux, per incontrare di nuovo l'amata. Le risorse economiche terminano presto e Frédéric abbandona Parigi, dove viveva con il suo migliore amico, Deslauriers.

Fa ritorno poco dopo grazie all'eredità di uno zio, che gli permette di riconciliarsi con la borghesia parigina. Incontra a una festa una donna di facili costumi e piena di debiti, Rosanette, sovente indicata col soprannome "la Marescialla", di cui si innamora, ma nel frattempo riesce anche a dichiararsi alla signora Arnoux, scoprendo che i suoi sentimenti sono ricambiati.

Il ragazzo vive l'incombente rivoluzione anti-monarchica assai indeciso su quale dei due amori coltivare. Frédéric avrà un figlio da Rosanette, che morirà di stenti e malattia dopo poche settimane, e non riuscendo a ricevere dalla signora Arnoux altro che pomeriggi passati a conversare, diventa poco per volta l'amante della ricca signora Dambreuse, moglie di un finanziere di nobili origini.

Alla morte di quest'ultimo, Frédéric si immagina già milionario, ma in realtà l'eredità del marito si scopre essere a favore della figlioccia: la signora Dambreuse potrà disporre esclusivamente del palazzo del marito e di ciò che ella aveva di proprio. A seguito di intrighi e ripicche amorose, la signora Dambreuse avanza una richiesta di vendita fallimentare all'asta dei beni appartenuti alla famiglia Arnoux: in tale occasione la vedova del banchiere offende platealmente il ricordo che Frédéric conserva della signora Arnoux, caduta in miseria a causa del fallimento economico del marito. Frédéric abbandona la ricca signora e Parigi. Viaggerà.

Molti anni dopo, a Parigi rincontrerà la signora Arnoux, che gli confesserà di essersi pentita di non aver proseguito la loro relazione, e gli lascerà in ricordo una ciocca di capelli. Infine si ritroverà con l'amico Deslauriers, ed entrambi ammetteranno il loro insuccesso nella vita.


ARTE - STORIA DELL'ARTE - IL RITRATTO DEI CONIUGI ARNOLFINI - JAN VAN EYCK

Il Ritratto dei coniugi Arnolfini è un Dipinto ad Olio su tavola, del Pittore Jan van Eyck, realizzato nel 1434, conservato nella National Gallery di Londra, Inghilterra.

#Art #History #VanEyck

L'Opera è uno dei più antichi esempi conosciuti di pittura che ha come soggetto un ritratto privato, di personaggi viventi, anziché le consuete scene religiose.

Mostra la coppia in piedi, riccamente abbigliata, che si trova dentro la stanza da letto, mentre l'uomo, Giovanni Arnolfini, fa un gesto verso lo spettatore che può essere interpretato in vari modi, dalla benedizione, al saluto, al giuramento (anche di fedeltà alla memoria). La moglie gli offre la sua mano destra, mentre appoggia la sinistra sul proprio ventre, con un gesto che ha fatto pensare a un'allusione a una gravidanza futura o prossima. La posa dei personaggi appare piuttosto cerimoniosa, praticamente ieratica; questi atteggiamenti sono probabilmente dovuti al fatto che si sta rappresentando la celebrazione di un matrimonio o la commemorazione di una defunta, dove tale serietà è del tutto appropriata.

La stanza è rappresentata con estrema precisione ed è popolata da una grande varietà di oggetti, tutti raffigurati con un'attenzione estrema al dettaglio. Tra questi oggetti spicca, al centro, uno specchio convesso, dettaglio giustamente celebre ed enigmatico, dove il pittore dipinse la coppia di spalle e il rovescio della stanza, dove si vede una porta aperta con due personaggi in piedi, uno dei quali potrebbe essere il pittore stesso.

Ancora oggi gli storici dell'arte discutono sul significato e lo scopo dell'opera: la tesi proposta da Erwin Panofsky nel 1934 è che si tratti della rappresentazione del matrimonio della coppia e di un'allegoria della maternità, a cui alluderebbero i numerosi simboli sparsi nella stanza. Varie altre interpretazioni hanno, tuttavia, permesso di elaborare punti di vista differenti, che hanno messo in dubbio la tesi stessa di Panofsky.

La soluzione che appare più probabile è che si tratti del giuramento tra gli sposi prima di presentarsi al sacerdote. Tale rituale avveniva tramite una promessa di matrimonio a mani congiunte, che aveva valore giuridico e richiedeva la presenza di due testimoni: per questo, più che al matrimonio in sé, il dipinto alluderebbe al momento del fidanzamento.

In questo senso il quadro, con la sua esattezza fotografica, rappresenterebbe proprio il documento ufficiale dell'avvenuto giuramento, come sembra suggerire anche la particolare firma dell'artista («Jan van Eyck fu qui»), più simile, nella forma e nella disposizione, a una testimonianza notarile, piuttosto che a una certificazione autografica dell'opera (come avrebbe potuto suggerire un ben più consueto «Johannes de Eyck fecit»). Può anche darsi che van Eyck volesse indicare come il ritratto venne preso dal vero, in sua presenza: è possibile che avesse eseguito uno schizzo dei protagonisti in una o più sessioni di posa e poi avesse realizzato il dipinto nei mesi successivi.

Altra ipotesi suggestiva è che si tratti di un omaggio del mercante Arnolfini alla prima moglie, ricordando attraverso il dipinto il momento della loro promessa di matrimonio; forse la mano sul grembo testimonia l'attesa di un erede che Costanza Trenta stava per dargli o che non giunse a causa della morte di lei.

Si è parlato anche di un possibile esorcismo o cerimonia per recuperare la fertilità, poiché Arnolfini e la sua (seconda) moglie non ebbero figli. In tal caso si tratterebbe non della moglie defunta ma della seconda, Giovanna Cenami. Questo tipo di cerimonie per recuperare la fertilità era abituale all'epoca. Infatti dietro le mani unite dei protagonisti vi è una gargolla sorridente che potrebbe simbolizzare il male incombente sul matrimonio, come punizione del fatto che Giovanni Arnolfini poteva essere stato un donnaiolo e un adultero.



LIBRI - ' LA MORTE FELICE ' - ALBERT CAMUS

La morte felice è il primo romanzo di Albert Camus, scritto fra il 1936 e il 1938. Trama La trama è quella di un povero impiegato, Patrice...