15 dicembre 2025

LIBRI - ' IL NOME DELLA ROSA ' - UMBERTO ECO

Il nome della rosa è il romanzo d'esordio di Umberto Eco, pubblicato nel 1980. È un giallo storico ambientato in un imprecisato monastero benedettino del Nord Italia nel novembre dell'anno 1327.

#Book #History #Eco #UmbertoEco #IlNomeDellaRosa

Trama

Gli omicidi nell'abbazia

Fine del Novembre 1327. Guglielmo da Baskerville, un frate francescano inglese, e il suo allievo Adso da Melk si recano in un indefinito monastero benedettino di regola cluniacense, situato sull'Appennino toscano.

Questo monastero sarà sede di un delicato convegno che vedrà protagonisti i francescani (sostenitori delle tesi pauperistiche e alleati dell'imperatore Ludovico) e i delegati della curia papale di Papa Giovanni XXII, insediata a quei tempi ad Avignone. I due religiosi (Guglielmo francescano e inquisitore  "pentito", il suo discepolo Adso novizio benedettino) si recano in questo luogo perché Guglielmo è stato incaricato dall'imperatore di partecipare al congresso, quale sostenitore delle tesi pauperistiche. L'abate, timoroso che l'arrivo della delegazione avignonese possa ridimensionare la propria giurisdizione sull'abbazia e preoccupato che l'inspiegabile morte del giovane confratello Adelmo durante una bufera di neve possa far saltare i lavori del convegno e far ricadere la colpa su di lui, ha deciso di confidare nelle capacità inquisitorie di Guglielmo affinché faccia luce sul tragico omicidio, cui i monaci tra l'altro attribuiscono misteriose cause soprannaturali. Nel monastero circolano infatti numerose credenze circa la venuta dell'Anticristo.

Nonostante la quasi totale libertà di movimento concessa all'ex inquisitore, viene trovato morto Venanzio, giovane monaco traduttore dal greco e amico di Adelmo. Un personaggio su cui si vociferano malignità è l'aiuto bibliotecario Berengario da Arundel, troppo succube del bibliotecario Malachia, grasso, minato nella salute (soffre di convulsioni) e perfino peccatore sodomita concupendo i giovani monaci e scambiando favori sessuali con libri proibiti. Guglielmo ipotizza infatti che Adelmo, sconvolto dai rimorsi e dal senso di colpa, si sia tolto la vita proprio a causa di questo scambio, non prima, però, di aver rivelato a Venanzio del libro e come trovarlo.

Guglielmo sospetta sin dall'inizio e, man mano, si convince sempre più che il segreto dietro tutte le morti sia da cercare nella lotta di potere all'interno dell'abbazia, e in un libro misterioso nascosto nella biblioteca, il cui impianto è certamente ispirato alla planimetria ottagonale di Castel del Monte in Puglia, come lo stesso Eco afferma e da lui stesso disegnato nei suoi schizzi e appunti, vanto del monastero costruito come un intricato labirinto a cui hanno accesso solo il bibliotecario e il suo aiutante. Durante le indagini sulla morte di Adelmo e Venanzio, Guglielmo trova, infatti, su un frammento di pergamena, delle scritte fatte da due mani diverse, una in greco (che riconduce ad uno "strano" libro) e una in latino (la chiave per entrare nel Finis Africae, settore della biblioteca in cui è custodito il libro, che riporta la frase: "Secretum finis Africae manus supra idolum age primum et septimum de quatuor"). Guglielmo conclude che Venanzio ha ricevuto questo brandello di pergamena da Adelmo, quando lo aveva incontrato mentre vagava tra le tombe del cimitero per andare incontro al suo destino. La notte dopo, Venanzio si era recato in biblioteca per recuperare il libro, ma era poi stato ritrovato cadavere nelle cucine di uno degli edifici presenti nell'abbazia, da un misterioso monaco che si era scoperto poi essere Berengario, il quale, per allontanare lo scandalo dalla biblioteca, si era caricato il corpo in spalla per poi gettarlo in un orcio pieno di sangue di maiale.

Quella stessa mattina, convinti di dar la caccia a un libro in greco, né Adso né Guglielmo prestano attenzione ad un libro scritto in arabo e su diversi tipi di pergamena presenti sul tavolo di Venanzio. Quella notte, il libro viene sottratto dall'aiuto bibliotecario Berengario, insieme alle lenti da vista di Guglielmo. Guglielmo e Adso entrano nella biblioteca e, non sapendo come orientarsi né cosa cercare, riescono ad uscirne solo grazie alla fortuna. Il mattino successivo, anche Berengario risulta sparito e viene ritrovato a sera, morto, nei balnea. All'autopsia, anche Berengario presenta la punta delle dita e la lingua nere .

Nel monastero sono presenti anche due ex appartenenti alla setta dei dolciniani: il cellario Remigio da Varagine e il suo amico Salvatore, che parla una strana lingua combinante latino, spagnolo, italiano, francese e inglese. Remigio intrattiene un commercio illecito con una povera fanciulla del luogo che, in cambio di favori sessuali, riceve cibo dal cellario. Una notte, anche lo stesso Adso, per una serie di circostanze, fa la conoscenza della ragazza nelle cucine dell'edificio e scopre i piaceri dei sensi, iniziando a nutrire per la ragazza un misto di amore e preoccupazione. Confessata pudicamente a Guglielmo la sua avventura, questi gli dice che il fatto non dovrà più ripetersi, ma che non si tratta di un peccato così grave se paragonato a quelli che avvengono all'interno dell'abbazia sotto i loro occhi.

L'indagine di Guglielmo viene interrotta dall'arrivo della delegazione papale. L'inquisitore Bernardo Gui trova la fanciulla insieme a Salvatore e prende spunto dalla presenza di un gallo nero, che Salvatore aveva preso per attuare un rito che avrebbe potuto far innamorare di lui la ragazza e "rubarla" a Remigio, per accusare entrambi di essere cultori di riti satanici. Dopo esser riuscito a ottenere una confessione dal povero Salvatore, che ammette il suo passato di dolciniano, Bernardo Gui processa e condanna fra' Remigio, Salvatore e la fanciulla, dichiarandoli inoltre colpevoli delle morti avvenute nel monastero.

Il bibliotecario Malachia, convinto dall'uomo che cerca di impedire che il libro venga letto, uccide l'erborista Severino da Sant'Emmerano (che fino ad allora aveva aiutato Guglielmo con le sue conoscenze sulle erbe) e, il giorno seguente, viene anch'esso ritrovato morto. Guglielmo ricostruisce l'accaduto: Berengario aveva disobbedito per la prima volta a Malachia e, invece di consegnargli il libro misterioso, lo aveva letto; tormentato dal veleno, si era recato in erboristeria per cercare delle erbe lenitive per fare il bagno, aveva nascosto il libro nella stanza per poi morire nei balnea. Severino aveva recuperato il libro e cercato di avvertire Guglielmo, impegnato nella disputa teologica sul tema della povertà della Chiesa cattolica, ma era stato intercettato e ucciso da Malachia. Nemmeno quest'ultimo, però, aveva riconosciuto il libro. Guglielmo e Adso avevano cercato tra i libri di Severino un libro greco, senza sapere, però, che lo stesso libro era composto anche da un libro arabo, perciò non gli avevano prestato attenzione. Poco dopo, tuttavia, il libro era stato ritrovato da Bencio da Uppsala che lo aveva nascosto. Malachia lo aveva raggiunto per proporgli di diventare il nuovo aiuto bibliotecario, così Bencio gli restituì il libro; ma anche Malachia aveva letto il libro, invece di rimetterlo al suo posto, e per questo aveva trovato la morte, mentre mormorava: "aveva il morso di mille scorpioni".

Bencio, estremamente ambizioso e con una enorme passione per i libri, aveva sempre desiderato il posto da bibliotecario e, pertanto, aveva nascosto informazioni a Guglielmo, ma adesso è disperato e non sa cosa fare. Guglielmo lo rimprovera aspramente, per poi consigliargli di non fare più niente, se vuole salva la vita.

Nessun commento:

Posta un commento

WALTER CHIARI

 Walter Chiari, nasce il 8 Marzo 1924, muore il 20 Dicembre 1991. Attore, Comico e Conduttore televisivo italiano.  #Chiari #WalterChiari ...