Matrimonio all'italiana è un film del 1964 diretto da Vittorio De Sica, rifacimento del film Filumena Marturano del 1951 a sua volta tratto dalla commedia teatrale omonima di Eduardo De Filippo.
Domenico Soriano, ricco pasticciere e impenitente donnaiolo, è legato all'ex prostituta Filumena Marturano da una relazione più che ventennale.
L'aveva conosciuta al tempo della seconda guerra mondiale durante un bombardamento: dopo averla tolta dalla casa d'appuntamenti in cui lavorava (non subito), dapprima l'aveva sistemata in un appartamento di sua proprietà e poi l'aveva accolta in casa propria come badante dell'anziana madre, risoluto a tenerla soltanto come amante ma illudendola che potesse aspirare a qualcosa di più.
La donna non ha altre relazioni, invece Soriano è incostante, dedito ad altre esperienze e spesso assente per lunghi periodi; tuttavia la mantiene, bada al suo benessere e ritorna sempre da lei. Comunque per Domenico Filomena rimane una prostituta, una donna con cui intrattenere una relazione in sordina, e nulla di più.
Filumena dal canto suo soffre per le continue umiliazioni inflittele da "don Mimì" (con tale nome era conosciuto nel postribolo ed è attualmente chiamato anche in casa da Filumena e dalla servitù). Pur vedendo esaudita ogni sua richiesta in termini di denaro e di comodità, sente dentro di sé che le mancano stima e rispetto dell'uomo. Dopo la morte della madre di Domenico, Filumena vorrebbe sposarlo, ma egli si nega, intenzionato a mantenere le proprie libertà.
Appresa la notizia dell'imminente matrimonio di lui con una giovanissima cassiera della sua pasticceria, Filumena finge di sentirsi male e chiede l'intervento di un prete per l'estrema unzione. A lui Filumena comunicherà il suo ultimo desiderio: quello di sposare Domenico, seppur in punto di morte.
Il sacerdote, conoscendo la loro storia e il rapporto che li lega da anni, convince Soriano a fare quest'opera di bene. Terminata la celebrazione e congedato il parroco, Filumena sembra rianimarsi e riacquistare le forze, alzandosi dal letto e lasciando i presenti sconcertati.
Per quanto realmente stanca di essere trattata con disprezzo o sufficienza da Domenico e desiderosa di esserne legittima moglie, Filumena non è mossa da arrivismo né ha montato una tale sceneggiata per legarlo egoisticamente a sé: lo ha fatto per garantire un avvenire e un cognome (Soriano, appunto) ai suoi tre figli, ormai cresciuti, che ella aveva avuto quando era una prostituta. Della loro esistenza aveva sempre accortamente tenuto all'oscuro Domenico, mantenendoli e pagando loro gli studi con il denaro che questi le garantiva. Adesso Filumena vorrebbe quei figli con sé e Domenico, in modo da formare insieme una famiglia.
Di fronte a queste rivelazioni Soriano invece si affretta a convocare il suo avvocato per ottenere l'annullamento delle nozze in ragione della frode con la quale ella aveva raggiunto il suo scopo. Filumena, amareggiata e delusa, acconsente al volere di Domenico. Nel frattempo, come si era promessa di fare, rivela ai suoi figli di essere la loro madre, senza nascondere nulla di sé e del suo passato. I figli, dopo un'iniziale titubanza, o con scandalo o ritrosia, la accettano.
Filumena, senza ribattere, firma davanti a Domenico i documenti di annullamento, rivelandogli allo stesso tempo che uno dei tre è figlio suo, ma senza precisare quale, malgrado sia in grado di dimostrargli in che modo ne ha la certezza: prova di cui Soriano stesso, pur non riuscendo a venirne in possesso, ammette l'inconfutabilità. Per lei, infatti, l'obiettivo primario è salvaguardare il bene dei figli. Alla richiesta dell'uomo di sapere chi è il suo, ella oppone un fermo silenzio per amore degli altri due, i quali altrimenti sarebbero da lui discriminati.
Domenico comincia ad arrovellarsi all'idea di avere un erede e a riflettere sulla sua vita passata e presente e sul suo rapporto con Filumena. Così alla fine, dopo una sequela di inutili minacce e tentativi di desumere chi sia, fra i tre, suo figlio, comprende i valori familiari fondamentali e, ravvedendosi, sposa finalmente la donna che in realtà l'aveva accompagnato per tutta la vita, accettandone tutti e tre i figli come suoi.
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