L'Afrodite di Milo, meglio conosciuta come Venere di Milo, è una scultura greca di marmo pario, priva delle braccia e del basamento originale, che è conservata al Museo del Louvre di Parigi.
La Dea si leva stante col busto nudo fino all'addome e le gambe velate da un fitto panneggio. Il corpo compone una misurata tensione che richiama un tipico chiasmo di derivazione policletea.
Il modellato è reso con delicate suggestioni chiaroscurali, col contrasto tra il liscio incarnato nudo e il vibrare della luce nei capelli ondulati e nel panneggio increspato della parte inferiore.
Non si conosce precisamente quale episodio mitologico della vita di Venere venga rappresentato: si ritiene possa essere una raffigurazione della Venus Victrix che reca il pomo dorato a Paride.
Del resto, alcuni frammenti di un avambraccio e di una mano recante una mela sono stati ritrovati vicino alla statua stessa. In generale comunque colpisce l'atteggiamento naturale della dea, ormai lontana dalla compostezza "eroica" delle Veneri classiche dei secoli precedenti. Può essere accostata come atteggiamento alla statua di Afrodite di Capua, il cui originale bronzeo è attribuibile alla scuola di Lisippo, o ancora alla Vittoria alata di Brescia.
Dopo il ritrovamento dell'opera, sono stati numerosi i tentativi di ricostruirne la posa originaria (una raffigurazione per opera di Adolf Furtwängler riproponente la forma originale dell'opera è pubblicata in un articolo di Kousser).

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