Varen'ka Olesova è un romanzo breve del 1898 dello scrittore russo Maksim Gor'kij.
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Ippolit Sergeevič Polcanov, libero
docente all'università, riceve una lettera della sorella Elisabetta
Sergeevna, che chiede il suo aiuto in seguito alla morte del
marito.
Scoprirà che la sorella non ha bisogno di consolazione
per la perdita del coniuge, che non amava, ma di consigli per
tutelare i propri interessi sull'eredità e in vista del matrimonio
con Bencovski, più giovane di cinque anni.
La casa di Elisabetta è frequentata da
Varenka Olessova, una giovane bella e originale, che incuriosisce e
attrae Ippolit, fino a fargli perdere la testa.
Durante le
passeggiate nei boschi e le gite in barca, Ippolit cerca di insegnare
princìpi più nobili a Varenka, che si nutre di romanzi di
avventure, ma la ragazza lo sorprende ogni volta con la sua logica e
il suo modo di ragionare.
Alcune volte sono accompagnati dalla
giovane cameriera Mascia e dal servo Gregorio, innamorati che non
possono sposarsi senza il consenso della padrona Elisabetta.
Elisabetta e Ippolit accettano l'invito
di una visita presso la residenza di Varenka, che vive con una
vecchia zia e il padre, il colonnello Olessov, alcolizzato e ridotto
su una poltrona. La giornata scorre tranquilla, ma sul tardi arriva
un forte temporale, che li costringe a pernottare da loro.
Ippolit
va nella sua camera, ma non riesce a dormire, spera in una visita di
Varenka e all'alba ode dei passi, si apre la porta ed entra nella sua
camera la vecchia cameriera che deve spazzolare il suo vestito. Egli
esce nel parco e cammina sconvolto, quando scorge Varenka che fa il
bagno sulla riva del fiume. Appena lei si avvede della sua presenza,
gli ordina di allontanarsi e, al suo rifiuto, si tuffa nell'acqua.
Ippolit, quasi in ginocchio, la chiama e a questo punto lei esce dal
fiume, gli va incontro, non per rispondere al suo abbraccio, ma per
percuoterlo più volte sul viso con qualcosa di pesante e di bagnato,
fino a farlo cadere sulla schiena. «E ora tornerete a casa così
come siete, sporco e bagnato. Non avete vergogna?» dice Varenka. Poi
gli fa un gesto di addio con la mano e sparisce rapidamente tra gli
alberi. «Perdonatemi!» implora Ippolit e resta seduto, appoggiato
ad un albero, guardando con aria ottusa le acque che scorrono
lentamente, molto lentamente.
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