17 novembre 2025

MUSICA - LA SONATA BAROCCA - STORIA

La sonata barocca

#Art #History #Music #Sonata

Al tempo di Arcangelo Corelli, due tipi polifonici di sonata erano già ben definiti: la Sonata da Chiesa e la sonata da camera. La Sonata da Chiesa, in genere per uno o due violini e basso continuo, consisteva normalmente in una introduzione lenta, un allegro in forma fugata, un movimento lento cantabile e un finale allegro in una qualche forma binaria come a suggerire un'affinità con i brani danzabili delle suites. Questo schema, comunque, non è chiaramente definito, fino alle opere di Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Haendel, quando divenne la sonata per eccellenza e persiste come tradizione nella musica italiana per violino fino ai primi del XIX Secolo nelle opere di Boccherini.

La Sonata da camera consisteva quasi interamente in pezzi danzabili stilizzati. Al tempo di Bach e Haendel era, da un lato, diventata interamente un corpo separato dalla sonata ed era conosciuta come la suite, la partita, l'ordine o, nel caso avesse un preludio nella forma di un'opera francese, l'ouverture. D'altro canto, le caratteristiche delle sonate, da chiesa o da camera che fossero, erano liberamente interdipendenti. Anche Bach, che pure non ha usato queste definizioni, mantenne le due tipologie così distinte da poter essere riconosciute dallo stile e la forma. Di conseguenza, tra le sue sei sonate per violino solista, le numero 1, 3 e 5 sono Sonate da Chiesa, le numero 2, 4 e 6 sono chiamate partite, ma sono accettabili tra le sonate in quanto sonate da camera.

Il termine Sonata è applicato anche alla serie di oltre 500 opere per Clavicembalo solo (suonate anche al Pianoforte) di Domenico Scarlatti. Questi pezzi sono formati di un solo Movimento, comprendente due parti che sono comunque nello stesso tempo e usano lo stesso materiale tematico. Virtuosismi sono frequenti e questi brani vengono ammirati per la loro varietà e inventiva.

Le Sonate di Pietro Domenico Paradisi sono opere melodiche e allungate di questo tipo con un grazioso e melodioso breve secondo movimento aggiunto. Il manoscritto su cui si basa l'edizione più conosciuta delle opere di Scarlatti spesso mostra un accostamento similare di movimenti, pur se senza indicazioni definite di interconnessioni. Lo stile è ancora presente nelle sonate dei classici successivi, ogni qualvolta un primo movimento ha una pulsione uniforme di rapido moto, come nella sonata per violino in FA di Mozart (Catalogo Köchel, numero 378) e in numerose tra le opere migliori di Muzio Clementi.

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