25 settembre 2024

FEDERICO ALDROVANDI

 Il Caso Aldrovandi è la vicenda giudiziaria relativa all'uccisione di Federico Aldrovandi, uno studente ferrarese, avvenuta il 25 Settembre 2005 a seguito di un controllo di Polizia.

I procedimenti giudiziari hanno condannato, il 6 Luglio 2009, quattro poliziotti a 3 anni e 6 mesi di reclusione, per "eccesso colposo nell'uso legittimo delle armi"; il 21 Giugno 2012 la Corte di cassazione ha confermato la condanna.

All'inchiesta per stabilire la cause della morte ne sono seguite altre per presunti depistaggi e per le querele fra le parti interessate.

Il caso è stato oggetto di grande attenzione mediatica e ha ispirato un documentario, È stato morto un ragazzo.

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La notte del 25 Settembre 2005 Federico Aldrovandi si fece lasciare dagli amici in una via vicino a casa per tornare a piedi dopo aver trascorso la serata al locale Link di Bologna. Durante la nottata il giovane assunse, sia pur in modesta quantità, sostanze stupefacenti e alcool ma, a fine serata, ai testimoni appariva comunque tranquillo.

Nei pressi di via Ippodromo a Ferrara circolava, in quegli stessi minuti, la pattuglia "Alfa 3", con a bordo Enzo Pontani e Luca Pollastri. Questi ultimi descrivono l'Aldrovandi come un "invasato violento in evidente stato di agitazione", sostengono di "essere stati aggrediti dallo stesso a colpi di karate e senza un motivo apparente" e chiedono per questo i rinforzi. Dopo poco tempo arriva in aiuto la volante "Alfa 2", con a bordo Paolo Forlani e Monica Segatto.

Lo scontro tra i quattro poliziotti e il giovane diventa molto violento (durante la colluttazione due manganelli si spezzano) e porta quest'ultimo alla morte, sopraggiunta per "asfissia da posizione", con il torace schiacciato sull'asfalto dalle ginocchia dei poliziotti.

Alle 6:04 la prima pattuglia richiedeva alla propria centrale operativa l'invio di un'ambulanza del 118, per un sopraggiunto malore. Secondo i tabulati dell'intervento, alle 6:10 arrivò la chiamata da parte del 113 a Ferrara Soccorso, che inviò sul posto un'ambulanza e un'automedica, giunte sul posto rispettivamente alle 6:15 e alle 6:18.

All'arrivo sul posto il personale del 118 trovava il paziente “riverso a terra, prono con le mani ammanettate dietro la schiena [...] era incosciente e non rispondeva”. L'intervento si concluse, dopo numerosi tentativi di rianimazione cardiopolmonare, con la constatazione sul posto della morte del giovane, per “arresto cardio-respiratorio e trauma cranico-facciale”.

Targa commemorativa dove il ragazzo è stato ucciso

La famiglia venne avvertita solamente alle 11 del mattino, quasi cinque ore dopo la constatazione del decesso.

I genitori, di fronte alle 54 lesioni ed ecchimosi presenti sul corpo del ragazzo, ritennero poco credibile la morte per un malore.

Il 2 Gennaio 2006 la madre di Federico aprì un blog su internet, chiedendo che venisse fatta luce su alcuni contorni oscuri di tutta la vicenda. Questo causò un'accelerazione delle indagini, che erano già in corso.

Il 20 Febbraio successivo vennero depositati i risultati della consulenza tecnica medico-legale disposta dal Pubblico Ministero, secondo la quale "la causa e le modalità della morte dell'Aldrovandi risiedono in una insufficienza miocardica contrattile acuta dovuta all'aumentata richiesta di ossigeno indotta dallo stress psico-fisico per la marcata agitazione psico-motoria e gli sforzi intensi posti in essere dal soggetto durante la colluttazione e per resistere alla immobilizzazione, all'ipotetica depressione respiratoria secondaria alla assunzione di oppiacei e alle turbe della ventilazione polmonare prodotte dalla restrizione fisica in posizione prona con le mani ammanettate dietro la schiena”, rilevando che "le sostanze rilevate dall'indagine tossicologica (alcool etilico, ketamina, morfina) non sono idonee nel determinare la morte".

Di tutt'altra voce un'indagine medico–legale, depositata il 28 Febbraio dai consulenti della famiglia, secondo la quale dall'esame autoptico la causa ultima di morte sarebbe stata "un'anossia posturale", dovuta al caricamento sulla schiena di uno o più poliziotti durante l'immobilizzazione.

Per quanto riguarda l'assunzione di droghe, la quantità di sostanze tossiche assunte dal giovane era la medesima rilevata dai consulenti della Procura, ma assolutamente non sufficiente a causare l'arresto respiratorio: in particolare l'alcol etilico (0,4 g/L) era inferiore ai limiti fissati dal codice della strada per guidare, la ketamina era 175 volte inferiore alla dose letale e l'eroina assunta non poteva essere significativa, stante lo stato di agitazione imputato ad Aldrovandi. Essendo la sintomatologia dell'abuso di oppiacei caratterizzata da uno stato di sedazione e torpore, la morte di Aldrovandi, correlata al suo stato di euforia e agitazione, è logicamente incompatibile con una forte overdose di eroina.

Inoltre sia la perizia sia i risultati delle indagini avrebbero evidenziato un contesto di gravi violenze subite dal giovane durante tutto l'intervento delle due pattuglie di Polizia.

Nel frattempo la notorietà della storia aumentava sempre di più, grazie alla mobilitazione di associazioni, comitati, scuole e del consiglio comunale di Ferrara, arrivando fino alla partecipazione a trasmissioni televisive nazionali.

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