18 aprile 2024

MUSICA - LA STORIA DEL MISERERE DI GREGORIO ALLEGRI

Il Miserere (latino: "Abbi pietà") è un'Opera a Cappella di Gregorio Allegri basata sul salmo 50 della Bibbia, composto probabilmente intorno al 1630 durante il Pontificato di Urbano VIII, da eseguire a luci spente nella Cappella Sistina durante il mattutino come parte dell'Ufficio delle Tenebre della Settimana Santa.
È l'ultimo dei dodici Miserere composti e cantati in Sistina dal 1514 ed è anche il più famoso.
Di questo Brano non si comprende l'effetto alla sola lettura per via della grande semplicità delle note, ma esisteva nella Cappella Sistina un'antica tradizione esecutiva che ne faceva risaltare i meriti, dandogli una sfumatura espressiva unica.
Il Miserere di Allegri è una Composizione a nove Voci per due Cori, uno di cinque Voci e uno di quattro, ed è generalmente riconosciuto come uno dei migliori esempi di Polifonia rinascimentale.

Il suo Spartito originale, vergato dalla mano del Compositore, non è mai stato trovato.
Tre copie autorizzate della Partitura vennero distribuite fuori dalla Cappella Sistina prima del 1770: una a Leopoldo I d'Asburgo, una al Re del Portogallo e una a Giovanni Battista Martini.
Nessuno di loro, tuttavia, riuscì a riprodurre la bellezza del Miserere così come veniva cantato nella Sistina.
Il quattordicenne Wolfgang Amadeus Mozart, in visita a Roma, ascoltò il Miserere di Allegri l'11 Aprile 1770 durante l'Ufficio delle Tenebre del Giovedì Santo, che si canta la sera del Mercoledì Santo.
Il Giovedì Santo lo trascrisse interamente a memoria, ritornando nella Cappella Sistina il Venerdì successivo, 13 Aprile, per fare piccole correzioni.

Leopold Mozart, padre di Wolfgang, in una lettera ad Anna Maria Pertl del 14 Aprile 1770 comunicò che:
«A Roma si sente spesso parlare del famoso Miserere, tenuto in tanta considerazione che ai Musicisti della Cappella è stato proibito, sotto minaccia di scomunica, di portarne fuori anche una sola parte, copiarlo o darlo a chicchessia. Noi però l'abbiamo già, Wolfgang l'ha trascritto a memoria, e, se non fosse necessaria la nostra presenza al momento dell'Esecuzione, noi l'avremmo già inviato a Salisburgo. Infatti la maniera di eseguirla conta più della Composizione stessa, e quindi provvederemo noi stessi a portarla a casa.]»


Quando la Pertl rispose preoccupata, Leopold precisò in una lettera del 19 Maggio successivo:
«Non c'è la minima ragione di essere in ansia [...] Tutta Roma e persino il Papa stesso sa che l'ha trascritto. Non c'è assolutamente niente da temere, al contrario, l'impresa gli ha fruttato un grande credito.»


Dopo la trascrizione di Mozart, la minaccia della scomunica venne tolta. Tempo dopo, Mozart incontrò il Compositore inglese Charles Burney, il quale si fece dare la copia, la confrontò con la trascrizione che il Papa aveva concesso a Giovanni Battista Martini e la portò a Londra, dove venne pubblicata nel 1771. L'Edizione di Burney, tuttavia, non includeva la particolare ornamentazione rinascimentale non scritta, ma semplicemente tramandata da interprete a interprete nella Cappella Sistina, che rendeva il brano tanto lodato.
Nel 1840 il Sacerdote romano Pietro Alfieri pubblicò un'edizione del Miserere di Allegri con l'intento di preservare la prassi esecutiva della Cappella Sistina, edizione che comprendeva anche l'ornamentazione.
L'accuratezza nelle Esecuzioni, che esisteva un tempo nella Sistina, era un requisito indispensabile per la perfetta riuscita del Miserere: Leopoldo I d'Asburgo, infatti, ne chiese al Papa Innocenzo XI una copia da utilizzare nella sua Cappella imperiale.
La richiesta gli fu accordata. Tuttavia, le esecuzioni viennesi non risultarono altro che un Corale poco entusiasmante. L'Imperatore credette allora che il Maestro di Cappella della Sistina gli avesse inviato la copia di un altro Miserere, se ne lamentò con il Papa e lo fece cacciare. Il Papa stesso fu così offeso da quello che credeva essere stato un inganno del suo Maestro che, per molto tempo, non volle vederlo né ascoltare ciò che avrebbe voluto dire in sua discolpa. Alla fine, però, il Maestro di Cappella ottenne che uno dei Cardinali perorasse la sua causa, facendo sapere al Pontefice che la perfetta riuscita del Miserere poteva essere realizzata solo grazie alla grande competenza canora della Cappella Sistina.
Ciò spiegava perché il pezzo in questione, anche se fedelmente trascritto, non poteva produrre lo stesso effetto se eseguito altrove.
Secondo altre teorie, lo spartito era stato secretato perché contenente, in accordo alle ricerche di Urbano VIII e di Tommaso Campanella, che collaborarono in diversi momenti proprio in quegli anni, la cosiddetta Nota Dei (lat. "Nota di Dio"), cioè la chiave che, secondo i dettami umanistico-rinascimentali, permette di penetrare i più profondi segreti della Natura.

Innocenzo XI, che non si intendeva di Musica, benché non riuscisse a capire come le stesse note potessero sembrare così diverse se eseguite in luoghi diversi, scrisse una difesa che venne inviata a Leopoldo I. Quest'ultimo pregò allora il Papa di mandare a Vienna qualcuno dei Cantori della Sistina affinché istruissero quelli della Cappella Imperiale sul modo di eseguire il Miserere.
Il Pontefice accordò il favore, ma, prima che i Musicisti arrivassero a Vienna, nel 1683 scoppiò la Guerra contro i turchi e l'Imperatore dovette lasciare la Città.
Il Miserere, perciò, non venne mai eseguito fuori Roma.

Il Miserere di Allegri venne eseguito nella Cappella Sistina, pressoché senza interruzioni, fino al 1870.
Sospesa per 141 anni, la Composizione è stata nuovamente eseguita, per la prima volta, il 9 Marzo 2011, alla presenza del Papa Benedetto XVI, nella Basilica di Santa Sabina in Roma durante la Celebrazione del Mercoledì delle Ceneri.

Testo :
«Miserere mei, Deus: secundum magnam misericordiam tuam.
Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam.
Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me.
Quoniam iniquitatem meam ego cognosco: et peccatum meum contra me est semper.
Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cum iudicaris.
Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: et in peccatis concepit me mater mea.
Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi.
Asperges me, hyssopo, et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor.
Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exsultabunt ossa humiliata.
Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele.
Cor mundum crea in me, Deus: et spiritum rectum innova in visceribus meis.
Ne proiicias me a facie tua: et spiritum sanctum tuum ne auferas a me.
Redde mihi laetitiam salutaris tui: et spiritu principali confirma me.
Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te convertentur.
Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: et exsultabit lingua mea iustitiam tuam.
Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam.
Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis.
Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies.
Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Ierusalem.
Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes, et holocausta: tunc imponent super altare tuum vitulos.»


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