È l'ultimo dei
dodici Miserere composti e cantati in Sistina dal 1514 ed
è anche il più famoso.
Di questo Brano non si comprende
l'effetto alla sola lettura per via della grande semplicità delle
note, ma esisteva nella Cappella Sistina un'antica
tradizione esecutiva che ne faceva risaltare i meriti, dandogli una
sfumatura espressiva unica.
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Il Miserere di Allegri è una
Composizione a nove Voci per due Cori, uno di cinque Voci e uno di
quattro, ed è generalmente riconosciuto come uno dei migliori esempi
di Polifonia rinascimentale.
Il suo Spartito originale, vergato
dalla mano del Compositore, non è mai stato trovato.
Tre copie autorizzate della Partitura
vennero distribuite fuori dalla Cappella Sistina prima
del 1770: una a Leopoldo I d'Asburgo, una al Re
del Portogallo e una a Giovanni Battista Martini.
Nessuno di loro, tuttavia, riuscì a
riprodurre la bellezza del Miserere così come veniva cantato
nella Sistina.
Il quattordicenne Wolfgang Amadeus
Mozart, in visita a Roma, ascoltò il Miserere di
Allegri l'11 Aprile 1770 durante l'Ufficio delle
Tenebre del Giovedì Santo, che si canta la sera del Mercoledì
Santo.
Il Giovedì Santo lo trascrisse
interamente a memoria, ritornando nella Cappella Sistina il Venerdì
successivo, 13 Aprile, per fare piccole correzioni.
Leopold Mozart, padre di Wolfgang, in
una lettera ad Anna Maria Pertl del 14 Aprile 1770 comunicò
che:
«A Roma si sente spesso parlare del
famoso Miserere, tenuto in tanta considerazione che ai
Musicisti della Cappella è stato proibito, sotto minaccia di
scomunica, di portarne fuori anche una sola parte, copiarlo o
darlo a chicchessia. Noi però l'abbiamo già, Wolfgang l'ha
trascritto a memoria, e, se non fosse necessaria la nostra
presenza al momento dell'Esecuzione, noi l'avremmo già inviato a
Salisburgo. Infatti la maniera di eseguirla conta più della
Composizione stessa, e quindi provvederemo noi stessi a portarla a
casa.]»
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Quando la Pertl rispose preoccupata,
Leopold precisò in una lettera del 19 Maggio successivo:
«Non c'è la minima ragione di
essere in ansia [...] Tutta Roma e persino il Papa stesso sa che
l'ha trascritto. Non c'è assolutamente niente da temere, al
contrario, l'impresa gli ha fruttato un grande credito.»
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Dopo la trascrizione di Mozart, la
minaccia della scomunica venne tolta. Tempo dopo, Mozart incontrò il
Compositore inglese Charles Burney, il quale si fece dare la
copia, la confrontò con la trascrizione che il Papa aveva concesso
a Giovanni Battista Martini e la portò a Londra, dove
venne pubblicata nel 1771. L'Edizione di Burney, tuttavia, non
includeva la particolare ornamentazione rinascimentale non scritta,
ma semplicemente tramandata da interprete a interprete nella Cappella
Sistina, che rendeva il brano tanto lodato.
Nel 1840 il Sacerdote
romano Pietro Alfieri pubblicò un'edizione del Miserere di
Allegri con l'intento di preservare la prassi esecutiva della
Cappella Sistina, edizione che comprendeva anche l'ornamentazione.
L'accuratezza nelle Esecuzioni, che
esisteva un tempo nella Sistina, era un requisito indispensabile per
la perfetta riuscita del Miserere: Leopoldo I d'Asburgo,
infatti, ne chiese al Papa Innocenzo XI una copia da utilizzare
nella sua Cappella imperiale.
La richiesta gli fu accordata.
Tuttavia, le esecuzioni viennesi non risultarono altro che un Corale
poco entusiasmante. L'Imperatore credette allora che il Maestro
di Cappella della Sistina gli avesse inviato la copia di un
altro Miserere, se ne lamentò con il Papa e lo fece cacciare.
Il Papa stesso fu così offeso da quello che credeva essere stato un
inganno del suo Maestro che, per molto tempo, non volle vederlo né
ascoltare ciò che avrebbe voluto dire in sua discolpa. Alla fine,
però, il Maestro di Cappella ottenne che uno dei Cardinali perorasse
la sua causa, facendo sapere al Pontefice che la perfetta riuscita
del Miserere poteva essere realizzata solo grazie alla
grande competenza canora della Cappella Sistina.
Ciò spiegava perché il pezzo in
questione, anche se fedelmente trascritto, non poteva produrre lo
stesso effetto se eseguito altrove.
Secondo altre teorie, lo spartito era
stato secretato perché contenente, in accordo alle ricerche di
Urbano VIII e di Tommaso Campanella, che collaborarono in
diversi momenti proprio in quegli anni, la cosiddetta Nota
Dei (lat. "Nota di Dio"), cioè la chiave che, secondo
i dettami umanistico-rinascimentali, permette di penetrare i più
profondi segreti della Natura.
Innocenzo XI, che non si intendeva di
Musica, benché non riuscisse a capire come le stesse note potessero
sembrare così diverse se eseguite in luoghi diversi, scrisse una
difesa che venne inviata a Leopoldo I. Quest'ultimo pregò allora il
Papa di mandare a Vienna qualcuno dei Cantori della Sistina
affinché istruissero quelli della Cappella Imperiale sul modo di
eseguire il Miserere.
Il Pontefice accordò il favore, ma,
prima che i Musicisti arrivassero a Vienna, nel 1683 scoppiò
la Guerra contro i turchi e l'Imperatore dovette lasciare la Città.
Il Miserere, perciò, non venne
mai eseguito fuori Roma.
Il Miserere di Allegri venne
eseguito nella Cappella Sistina, pressoché senza interruzioni,
fino al 1870.
Sospesa per 141 anni, la Composizione è
stata nuovamente eseguita, per la prima volta, il 9 Marzo 2011, alla
presenza del Papa Benedetto XVI, nella Basilica di Santa
Sabina in Roma durante la Celebrazione del Mercoledì
delle Ceneri.
«Miserere mei, Deus: secundum magnam misericordiam tuam. Et secundum multitudinem miserationum tuarum, dele iniquitatem meam. Amplius lava me ab iniquitate mea: et a peccato meo munda me. Quoniam iniquitatem meam ego cognosco: et peccatum meum contra me est semper. Tibi soli peccavi, et malum coram te feci: ut iustificeris in sermonibus tuis, et vincas cum iudicaris. Ecce enim in iniquitatibus conceptus sum: et in peccatis concepit me mater mea. Ecce enim veritatem dilexisti: incerta et occulta sapientiae tuae manifestasti mihi. Asperges me, hyssopo, et mundabor: lavabis me, et super nivem dealbabor. Auditui meo dabis gaudium et laetitiam: et exsultabunt ossa humiliata. Averte faciem tuam a peccatis meis: et omnes iniquitates meas dele. Cor mundum crea in me, Deus: et spiritum rectum innova in visceribus meis. Ne proiicias me a facie tua: et spiritum sanctum tuum ne auferas a me. Redde mihi laetitiam salutaris tui: et spiritu principali confirma me. Docebo iniquos vias tuas: et impii ad te convertentur. Libera me de sanguinibus, Deus, Deus salutis meae: et exsultabit lingua mea iustitiam tuam. Domine, labia mea aperies: et os meum annuntiabit laudem tuam. Quoniam si voluisses sacrificium, dedissem utique: holocaustis non delectaberis. Sacrificium Deo spiritus contribulatus: cor contritum, et humiliatum, Deus, non despicies. Benigne fac, Domine, in bona voluntate tua Sion: ut aedificentur muri Ierusalem. Tunc acceptabis sacrificium iustitiae, oblationes, et holocausta: tunc imponent super altare tuum vitulos.» |
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