Pittore francese.
Nato nell'Ile de France a Coulommiers
nel 1591 e proveniente da una famiglia di artisti italiani, dopo
l'apprendistato in Francia, Valentin de Boulogne si trasferì nel
1612 a Roma dove fu attratto dalla pittura di stampo caravaggesco,
allora dominante.
Ne Le vite de' pittori, scultori et
architetti dal pontificato di Gregorio XIII del 1572 in fino a' tempi
di Papa Urbano Ottavo nel 1642 Giovanni Baglione scrive:
"Non si deve passar con silenzio
la memoria di Valentino Francese, il quale andaua imitando lo stile
di Michelagnolo da Caravaggio, dal naturale ritrahendo. Faceua
quest'huomo le sue pitture con buona maniera, e ben colorite a olio,
e tocche con fierezza: e i colori a oglio ben' impastava".
Anche Filippo Baldinucci nelle Notizie
de' professori del disegno ci informa che "Valentino nativo di
Birè non lungi da Parigi, imitò molto il Caravaggio, al quale fu
similissimo nel genio di rappresentare nelle sue tele suoni, giuochi,
zingane, e simili, e nel tempo di Urbano VIII dipinse per la vaticana
basilica una delle minori tavole, che fu quella del martirio de'
santi Processo e Martiniano".
A Roma ottenne la protezione di
illustri committenti quali i Barberini e grazie all'appoggio del
Cardinal nepote Francesco - nipote di Papa Urbano VIII - egli
ricevette l'incarico di lavorare accanto a nomi prestigiosi come
Simon Vouet, suo presunto maestro, e Nicolas Poussin; per la basilica
di San Pietro ha eseguito quella che è la sua commessa più
prestigiosa, Il martirio dei Santi Processo e Martiniano.
Francesco Barberini gli affidò nel
1626 l'incarico di dipingere la monumentale Allegoria di Roma, che
oggi si trova a Roma all'Istituto finlandese, Villa Lante.
Frequentatore di taverne, dipinse molto
spesso scene di osteria, concerti e scene di gioco, caratterizzate da
un potente naturalismo di memoria caravaggesca. Insieme ad altri
artisti, quali Nicolas Poussin, Alessandro Turchi e Giovanni
Lanfranco fu implicato nello scandalo legato a Fabrizio Valguarnera e
come tale fu chiamato a processo.
Il Valguarnera era un medico che si
macchiò di furto ed assassinio: rubò infatti un'ingente partita di
diamanti e pietre preziose con le quali commissionò o saldò nel
1631 alcuni dipinti che aveva ordinato agli artisti suddetti.
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