Beethoven – Sonate per Violoncello e Pianoforte Op. 102
N. 1 in Do Maggiore e n. 2 in Re maggiore
Le ultime due Sonate per Violoncello e Pianoforte di Ludwig van Beethoven sono state composte nel 1815 e pubblicate a Marzo del 1917 dall’Editore Simrock di Bonn come Opus 102; i manoscritti originali sono conservati nella Deutsche Staatsbibliothek di Berlino.
Entrambe sono dedicate alla Contessa ungherese Marie Erdödy, mecenate e amica di Beethoven, che le aveva commissionate per il Violoncellista Joseph Linke rimasto senza lavoro dopo lo scioglimento del leggendario Schuppanzigh Quartet.
Queste due sonate differiscono dalle tre precedenti, Opus 5 e Opus 69, perché racchiudono molte caratteristiche del periodo tardo di Beethoven, tra cui la forma non convenzionale, le difficoltà tecniche, la ricerca di una forte espressività e una complessa esplorazione della fuga.
Sonata Op. 102 n. 1 in Do Maggiore
La Sonata è articolata in due soli movimenti così contraddistinti: Andante – Allegro vivace; Adagio – Tempo d’andante – Allegro vivace. Le due introduzioni lente condividono il materiale tematico e questo suggerisce la connessione tra i due movimenti. Beethoven la chiama “Sonata libera” in quanto la sua struttura, come una Fantasia, esula dalla forma convenzionale.
L’Andante inizia da una frase del Violoncello subito ripresa dal Pianista, il discorso musicale sembra un po’ svagato, poi si fa più disteso.
L’Allegro vivace non è imponente, grandioso, ma è basato su un tema coerente con l’introduzione, leggero e tumultuoso.
L’Adagio ha l’andamento di un corale, un tema quasi intimo interrotto da un accordo sospeso che dà inizio all’Allegro finale in forma di fuga.
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