È ispirato alla figura di Salomè,
figlia di Erodiade, ed alla sua storia, riportata, pur tacendone
il nome, nei Vangeli di Marco e Matteo. Per
compiacere la sua volontà, infatti, Erode ordinò la
decapitazione di Iokanaan (Giovanni Battista, nella
tradizione cristiana).
Nel palazzo di Erode Antipa, dove egli
vive con la ex moglie del fratello Filippo, Erodiade, intrecciando
con lei una relazione legalizzata da un matrimonio, si sta
svolgendo un banchetto che vede ospiti giudei, romani, egizi. L'opera
si apre sulla terrazza del palazzo con il dialogo tra i
soldati, il siriaco e quello di Cappadocia che discutono sulla
bellezza della luna e sulla bellezza della principessa Salomè.
Nel salone c'è una grande cisterna
dove il tetrarca Erode ha fatto rinchiudere Iokanaan:
Erode è infatti spaventato dal comportamento del profeta, che
urla dal fondo della sua prigione le profezie sull'avvento del Messia
condannando il comportamento dei monarchi di Giudea. Salomè,
allontanatasi dal banchetto per i continui sguardi interessati di
Erode, è incuriosita dall'uomo e ne chiede la liberazione alle
guardie per potergli parlare. Questi si dimostrano spaventati ma alla
fine cedono alle lusinghe della principessa: Iokanaan esce dalla
cisterna proferendo parole di sdegno contro Erode ed Erodiade.
L'aspetto e la voce del profeta inebriano Salomè che, affascinata
dall'uomo, gli rivela il suo impeto sessuale ed il desiderio
irrefrenabile di baciarlo:
| «Bacerò la tua bocca, Iokanaan; bacerò la tua bocca» |
| (Salomè) |
Iokanaan la evita e il siriaco,
capitano della guardia ed innamorato di Salomè, si uccide nel
sentirla proferire promesse di un bacio al profeta.
Giungono sulla terrazza il tetrarca e
la cognata, ed Erode fa offerte amorose a Salomè, che rifiuta
sdegnata. Iokanaan non perde tempo nel maledire il comportamento
libertino di Erodiade, la quale è profondamente offesa dalle accuse
e dalla mancata difesa da parte del marito. Erode è troppo preso
dalla bellezza di Salomè per darle retta, e le chiede di danzare per
lui, offrendosi di esaudire qualsiasi suo desiderio. Salomè accetta
ed esegue la danza dei sette veli, posando i piedi nudi nel
sangue del cadavere del siriaco. Finita l'esecuzione, la danzatrice
esprime il suo desiderio, ripetendolo di fronte all'orrore di Erode:
| «Dammi la testa di Iokanaan» |
| (Salomè) |
Salomè vuole baciare le labbra di
Iokanaan, che sfugge alle richieste di Salomè: ella desidera la sua
testa in un bacile d'argento, ma Erode non vuole uccidere un uomo che
ha visto Dio; tuttavia, il re non può venir meno alla sua
promessa e fa uccidere dal carnefice il profeta.
Salomè ne reclama la testa e bacia le
labbra di Iokanaan
| «Ho baciato la tua bocca, Iokanaan» |
| (Salomè) |
di fronte allo sgomento di Erode ed
alla soddisfazione di Erodiade, che vede il suo accusatore morto.
Erode, inorridito dalla ragazza, ne ordina l'uccisione da parte di
suoi soldati. L'opera termina con gli scudi dei guerrieri che
schiacciano, uccidendola, Salomè.
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