- Adagio molto - Allegro con brio
- Andante cantabile con moto (fa maggiore)
- Minuetto. Allegro molto e vivace
- Adagio - Allegro molto e vivace
Organico: 2 flauti, 2 oboi, 2
clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, 2 trombe, timpani,
archi
Composizione: 1800
Prima esecuzione: Vienna, Teatro di Porta Carinzia, 2 Aprile 1800
Edizione: Hoffmeister & Kühnel, Lipsia, 1801
Dedica: Barone von Swieten
Composizione: 1800
Prima esecuzione: Vienna, Teatro di Porta Carinzia, 2 Aprile 1800
Edizione: Hoffmeister & Kühnel, Lipsia, 1801
Dedica: Barone von Swieten
Beethoven soleva mandare avanti più
composizioni alla volta, maturandole ciascuna lentamente. Questo non
va inteso nel senso che il lavoro vero e proprio di composizione
durasse molti anni; ma sì la decisione sui temi fondamentali delle
varie opere. Possiamo intenderlo dai numerosi taccuini di appunti
musicali che di lui ci sono rimasti, qualche volta accompagnati da
annotazioni. Questi appunti e annotazioni non portano date; ma spesso
le date possono essere, almeno, delimitate dall'ordine in cui si
presentano: trovando, per esempio, il tema di un'opera eseguita per
la prima volta in un dato anno fra appunti relativi a un'altra
apparsa sei ami avanti, possiamo stabilire che quel tema era stato
concepito almeno sei anni avanti alla sua utilizzazione definitiva.
Per quanto riguarda la Prima
Sinfonia, abbiamo degli abbozzi che chiaramente (se non
letteralmente) prefigurano il tema principale del suo finale e, un
po' meno chiaramente, quello del primo tempo, e che risalgono a non
oltre il 1794-95. Ora questo non ci dice esattamente quando questa
sinfonia, per la prima volta eseguita il 2 aprile 1800, fu composta;
ci dice però che non fu scritta al modo delle sinfonie di Mozart, il
quale compose le sue tre ultime, e maggiori, nello spazio complessivo
di un mese e mezzo.
L'esecuzione della Prima
Sinfonia ci dice anche che Beethoven non ancora trentenne, aveva
già conquistato rinomanza e autorità; perché fu data al
Kärtnertortheater (Teatro di Porta Carinzia), cioè all'Opera
Imperialregia; e in un concerto a suo beneficio in cui, oltre a due
pezzi dell'oratorio La Creazione di Haydn e a una sinfonia
di Mozart, si dettero dì Beethoven, oltre alla Prima Sinfonia,
un concerto per pianoforte e orchestra (non sappiamo se il primo o il
secondo) e il Settimino. Inoltre Beethoven improvvisò al
pianoforte sul tema dell'Inno Imperiale di Haydn.
La Prima Sinfonia, in do maggiore,
è assai vicina a Haydn, più che a Mozart; ma già mostra alcuni
tratti innegabilmente nuovi, cioè puramente beethoveniani. Nel primo
tempo per esempio, scritto in forma-sonata, si possono dire di sapore
haydniano il tema principale, e anche il fatto che questo tema abbia
forti parentele col secondo tema e con il "ponte" che lega
l'uno all'altro: giacché la prassi di derivare il secondo tema dal
primo è tipicamente haydniana. Ma già Beethoven si annuncia nel
sorprendente inizio dell'introduzione ",adagio molto" (un
accordo di settima dominante nel tono di fa, dunque diverso dalla
tonalità principale) - nel fatto che nel primo tema il moto
ascensionale degli archi è interrotto ogni volta da un indugio
imposto dagli strumenti a fiato - nel breve sviluppo in minore del
secondo tema che segue immediatamente, oscurandola, l'enunciazione
del tema stesso - infine in non pochi momenti della seconda sezione
(sviluppo).
Una reminiscenza mozartiana è nel tema
principale del secondo tempo (Andante cantabile con moto, in fa
maggiore), che ricorda molto nettamente quello del secondo tempo
della Sinfonia in sol minore, uno dei culmini di tutto Mozart.
Mozart è anche evocato in una soavissima modulazione che conduce lo
sviluppo in una tonalità lontana (re bemolle) con casta gentilezza;
ma Haydn è ancora presente nel fatto che, anche qui, il secondo tema
deriva nettamente dal primo. Questo tempo è in forma-sonata come il
primo; ma abbiamo già rilevato il diverso carattere che la
forma-sonata assume anche in Beethoven, nei brani di carattere
lirico, nei quali ogni contrasto radicale fra tema e tema è esitato:
com'è qui il caso. La soluzione del brano è sorridente, in tono
quasi settecentesco.
La gran novità di questa sinfonia è
il terzo tempo; che Beethoven intitola minuetto ma che
minuetto non è più. Come abbiamo visto, il minuetto era la
stilizzazione d'una sopravvivenza arcaica, un diversivo ",leggero"
nella cornice severa della sinfonia. Beethoven porta la stilizzazione
oltre, conservando lo schema formale del minuetto; ma tramuta la sua
fisionomia di danza atteggiata e cerimoniosa in un'altra mossa e
scapigliata.
L'evoluzione avviene nelle sonate per
pianoforte e in altre composizioni da camera di Beethoven scritte
prima dell'anno 1800, nelle quali sono sia minuetti veri e propri,
sia minuetti animati da una vivacità nuova, sia inequivoci
"scherzi". Scherzo è infatti la denominazione
che Beethoven dà al suo ritrovato; ma da principio con qualche
incertezza: nelle sue musiche ante 1800 incontriamo infatti il
termine "scherzo" applicato a minuetti, e viceversa il
termine minuetto applicato a degli scherzi. E quest'ultimo è il
caso, come abbiamo notato, della nostra sinfonia.
Lo scherzo si distingue nettamente dal
minuetto per il tempo più rapido che porta a doverlo battere in uno
anzi che in tre; in altri termini, è in metro ternario come il
minuetto, ma ha un solo accento al principio della battuta mentre nel
minuetto sono percepibili accenti secondari sul secondo e terzo tempo
(che infatti corrispondono, nel danzare, ad altrettanti "passi").
Il minuetto passeggia, lo scherzo vola. E questo implica
un'ispirazione tematica d'altro genere, e sviluppi corrispondenti. Lo
scherzo della Prima Sinfonia ha infatti un tema impetuoso,
che nessuno prenderebbe mai per un tema di minuetto; e che modula
subito, capricciosamente e nervosamente, in tonalità lontane, per
tornare altrettanto improvvisamente alla tonalità principale. Il
trio (s'è detto che lo schema formale dello scherzo è lo stesso del
minuetto, già descritto nel capitolo sulla "Wienei Klassik",
dunque comporta un trio) è nello stesso tono della prima parte (cioè
in do maggiore), e ha ritmo più molle e distensivo, com'è nella
tradizione del minuetto; ma diversamente che in questa conclude in
modo energico.
Il finale è in forma-sonata; ma è
significativo che vari scrittori dell'Ottocento (anche
competentissimi) lo citino chiamandolo rondò. L'errore si deve al
fatto che il suo tema, brillante e incisivo, ha tutte le
caratteristiche di un tema di rondò; e anche il modo con cui il
discorso ne prepara le riapparizioni è quello della ",suspense",
tipico, come abbiamo visto, di quella forma. La critica ne dà
tradizionalmente una valutazione non alta: sarebbe, fra tutti i tempi
di sinfonia composti da Beethoven, il più debole. Ma è permesso di
non condividere questo parere: è soltanto un pezzo dall'assunto più
leggero degli altri, ma tuttavia di grazia e scorrevolezza perfette,
non indegne del modello haydniano. E non manca dì intuizioni
tipicamente beethoveniane: per esempio la breve introduzione che
distilla lentamente, quasi parodisticamente, le note della scala
ascendente che formeranno l'inizio del tema principale. Difatti
questa introduzione, agli inizi, non fu compresa da tutti, e si
trovarono direttori che ebbero l'ingenuità di sopprimerla.
La Prima Sinfonia è l'unica
che appartenga chiaramente alla prima maniera di Beethoven. Che
tuttavia non confonderemo come una fase di apprendistato, di
incertezza. Anche se di livello inferiore alle sinfonie successive, e
ai capolavori di Haydn e di Mozart, la Prima Sinfonia è
pur sempre una cosa in sé perfetta e compiuta: l'opera d'un maestro.
Per prima maniera di Beethoven non s'intende infatti qualcosa di
manchevole: soltanto, il periodo in cui gli elementi propriamente
originali di Beethoven coesistono con altri, invece, ricevuti, e
adottati come tali. Tuttavia l'amalgama fra vecchio e nuovo è
completamente riuscito, non suona mai come eclettismo: noi
distinguiamo, oggi, gli elementi vecchi dai nuovi soltanto perché
conosciamo il Beethoven di poi, quello nel quale ogni elemento
ricevuto è trasformato e rivissuto sul piano del ",nuovo".
Ma in sé moltissime opere della prima maniera di Beethoven possono
essere tranquillamente riguardate come perfette, e legittimamente
formano ancora oggi, per i frequentatori di concerti, altrettante
gioie senza ombra.
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