Altri cataloghi della musica di Händel
riportano il lavoro come HG XXII; e l'HHA 1/24
Il libretto di Morell è basato sul
testo deuterocanonico o apocrifo del Primo
libro dei Maccabei (2–8), con concetti aggiunti
dalla Antichità giudaiche di Flavio Giuseppe.
Gli eventi descritti nel oratorio
risalgono al periodo 170-160 aC, quando la Giudea era
governata dall'Impero seleucida, che era impegnata a distruggere la
religione ebraica. Essendo i Seleucidi devoti al culto di Zeus,
molti ebrei obbedivano sotto la minaccia di persecuzioni; tuttavia,
altri no. Uno di quelli che oppose resistenza fu l'anziano
sacerdote Mattatia che aveva ucciso un compagno Ebreo che
stava per offrire un sacrificio pagano. Dopo aver distrutto un altare
pagano, Mattatia si ritirò verso le colline e raccolse altri che
erano disposti a combattere per la loro fede.
La musica di Haendel descrive gli umori
mutevoli del popolo ebraico dall'abbattimento alla gioia, quando le
loro sorti cambiano.
Il popolo piange per la morte della
loro guida Mattatia, ma suo figlio Simone Tassi cerca di restituire
loro la fede e li incita a combattere (Arm, arm, ye brave). Il
fratello di Simone, Giuda Maccabeo, assume il ruolo di capo e incita
il popolo con pensieri di libertà e di vittoria attraverso il potere
di Geova.
Il popolo è stato vittorioso, ma Giuda
è preoccupato del fatto che la vanità farà sì che la gente
rivendicherà la vittoria per sé. Quando arriva la notizia che il
comandante seleucide Gorgia si appresta a mettere in atto la
vendetta, lo stato d'animo gioioso della gente lascia il posto al
pianto e allo sconforto (Ah! wretched Israel!). Giuda raduna ancora
il popolo (Suona un allarme) e insiste sul fatto che gli altari
pagani devono essere distrutti e che le false religioni devono essere
combattute.
La vittoria è stato finalmente
conquistata per il popolo ebraico (See, the Conqu'ring Hero Comes)
Arriva la notizia che Roma è disposta a formare un'alleanza con
Giuda contro l'impero seleucide. Il popolo si rallegra che finalmente
è tornata la pace per il proprio paese (O lovely peace).
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