Le Rapsodie Ungheresi (S. 244) sono una raccolta di 19 brani per pianoforte composti da Franz Liszt.
Hanno una forma libera ispirata ai moti patriottici ungheresi del 1848. Sei rapsodie sono poi state riadattate dallo stesso autore per orchestra e alcune di esse sono brani diventati celebri, come le n. 2, 6, 9, 12, 14 (Fantasia Ungherese), 15 (Marcia Rákóczi) e 19.
La Rapsodia n. 1 è la prima delle rapsodie composte da Liszt ed è dedicata ad un allievo del compositore, Ede Szerdahelyi. Fu composta nel 1846 presso Klausenburg e pubblicata con altre nel 1853. Come molte delle rapsodie ungheresi che seguono lo stile csárdás, la n. 1 si divide in due sezioni: il lassan (lento) e la friska (Allegro). In questa rapsodia il lassan è introdotto da una serie di brevi tempi, che a partire da un Lento quasi Recitativo (passando per un Andante con moto intervallato da un Recitativo) giungono poi al tema con un Andante (assai moderato). Il tema dominante, in stile tipicamente magiaro e rintracciabile in Ferenc Erkel o in Gáspár Bernát, è abbellito e variato nel corso del brano con una gran varietà di colori che infine si spengono in una cadenza. La friska entra in p con un Allegro animato e si rinforza velocemente con varie decorazioni, mentre il tema, anch'esso in stile "zingaresco" e rintracciabile in Kàroly Thern, si consolida con un Allegro risoluto (ff), partendo in modo ritmico e finendo in un presto volante ricco e fantasioso. Il brano termina rapidamente con una serie di accordi assai allegri ma sempre in p (o mp). La prima rapsodia ha una durata di circa 13 minuti e al livello tecnico non presenta particolare difficoltà se paragonata agli standard di Liszt. Lo stile etnico ungherese è molto evidente nei temi di questa come delle successive rapsodie.
La Rapsodia n. 2 (in Do diesis minore) è di gran lunga il brano più celebre della raccolta ed è dedicato al conte László Teleki. Oggi la Rapsodia n. 2 è considerata uno dei pezzi più famosi per pianoforte e uno dei più riusciti di Liszt. Allo stesso tempo presenta difficoltà assai notevoli rispetto anche ad altre rapsodie, soprattutto nella seconda parte.
È considerato uno dei brani più difficili mai scritti nella storia pianistica, questo grazie alle numerose difficoltà tecniche quali trilli, accordi in elevata velocità, numerosi ribattuti, grandi distanze da coprire in gran velocità e passaggi di grande virtuosismo.
Il carattere incredibilmente giocoso e brioso di questo brano ha comportato il successo della rapsodia n. 2 nella cultura popolare.
La Rapsodia n. 3, dedicata al conte Leó Festetics, è assai sconosciuta rispetto ad altri brani della raccolta ed ha una durata di circa 5 minuti. Non presenta una struttura identificabile nei consueti tempi del lassan e friska, invece è costituita da un unico andamento piuttosto triste e cupo. Inizia con un Andante, il cui tema si presenta prima grave (pesante espressivo) e poi nel registro medio (in f), lento e solenne. Questo subito cade in diminuendo fino a un Allegretto in pp, dove il tema viene variato con note ribattute e arpeggi in scala zingara, non più lenti ma sempre tristi e quasi "piangenti". Tale carattere prosegue per la parte centrale del brano con un sapore "criptico" e nascosto. Segue di nuovo il primo tema (prima grave e pesante, poi ancora solenne nel registro medio), a cui si susseguono arpeggi di scala zingara, come nella parte centrale, in un lungo diminuendo terminante con 4 lenti accordi in ppp (poco crescendo). Tecnicamente la rapsodia n. 3 è una delle più facili e brevi, ma allo stesso tempo una delle più dolenti. L'uso della scala zingara è comune in molte rapsodie di Liszt, visto che gli stessi motivi zigani trascritti in esse la prevedono.
La Rapsodia n. 4 fu dedicata da Liszt al conte Casimir Esterhàzy e si distingue dalla precedente sia in carattere che in struttura. Ritroviamo qui i consueti tempi di lassan e friska in un brano dal sapore allegro e quasi "carnevalesco" (riconducibile in alcuni tratti alla Rapsodia n. 9 "Pesther carneval"). Il lassan si apre con un Quasi Adagio, altieramente dal tema subito riconoscibile (f e lento), che funge da elegante introduzione al subito seguente tema in ff, il quale si impone quasi prepotentemente con ritmo. Appena dopo torna il primo tema f, succeduto questa volta da dei lunghi arpeggi intervallati da graziosi trilli, poi interrotti da un accordo sf. Compare quindi un Andatino (sempre f) dall'aria scherzosa (secondo tema variato), decorato da trilli e rinforzato poco dopo (secondo tema), smorzandosi subito in un p leggiero chiuso elegantemente da due lunghe cadenze. L'Allegretto (friska) prende posto tranquillamente (in p) con un tema assai spiritoso composto da leggere ottave saltellanti. La friska è quindi un continuo crescendo pieno di fantasie e abbellimenti. Il tema raggiunge un f, un breve p e di nuovo il tema principale in f, per poi tramutarsi in un presto accompagnato da accordi sempre più marcati e decisi, fino a concludere in ff. La tecnica è paragonabile a quella della rapsodia n. 1, la durata è simile a quella della n. 3, ma di effetto decisamente più vivace.
Rapsodia Ungherese n. 5, Héroïde-élégiaque
La Rapsodia n. 5, dedicata alla contessa Sidonie Reviczky, fu soprannominata da Liszt Héroïde-élégiaque (ovvero "Eroide Triste"), e come lascia intendere il titolo è forse la rapsodia più malinconica della raccolta. La sua struttura è molto simile a quella della rapsodia n. 3, infatti non presenta un tempo di friska, ma solamente un lungo lassan che copre l'intero brano di circa 9 minuti. Senza nessuna introduzione, il tema principale entra espresso da un Lento, con duolo (che non potrebbe descrivere meglio il carattere del tema: "sofferente e lento"). L'andamento del tema iniziale, costituito da accordi che si "rispondono" a vicenda, si può paragonare quasi ad un dialogo affranto, che lentamente cresce (da un sotto voce) fino a manifestarsi più limpido con delle ottave accompagnate da arpeggi (espressivo assai e legato). Il tutto si dilegua con un arpeggio in rallentando. Subentra poi un tema a quattro voci dolcissimo e molto lento, che conduce il brano di nuovo al tema iniziale, questo cresce ed arriva ad un f molto appassionato, seguito ancora dal secondo tema a quattro voci (ppp). Qui compare però un crescendo (da dolce con intimo sentimento a più cresc. ed agitato) che rafforza molto il secondo tema con robusti accordi, raggiungendo così la massima intensità del brano (f con somma passione), per poi decadere sempre in f. Il brano termina con il ritorno al tema iniziale che gradualmente si spegne (da un ff a un rapido diminuendo). La quinta rapsodia è tecnicamente semplice, ma ha un significato assai profondo e non facile da interpretare. Tuttavia nella raccolta rimane un brano abbastanza noto e di grande spessore.
La Rapsodia n. 6 è uno dei pezzi più celebri nella raccolta ed è dedicata al conte Antoine d'Appony. Oltre a un lassan e a una friska assai distinguibili, il brano presenta anche due importanti tempi d'introduzione, per una durata complessiva di circa 7 minuti. Il primo tempo (in re bemolle maggiore) è indicato solo come Tempo Giusto, anche se il suo carattere è assai evidente: subito in f, composto da robusti accordi trionfanti e quasi "marcianti", con andamento solenne e orgoglioso (forse in omaggio all'Ungheria). Con un crescendo in ff il tema abbonda sempre più di note e trilli, fino a concludere strepitosamente con una lunga e agile cadenza che copre tutta la tastiera e termina con un accordo sf. Il secondo tempo è un Presto (in Do diesis maggiore) che si ripete per due volte e si alterna tra p e f, dando un colore assai vivace al brano. Lascia spazio in breve a un Andante (in Si bemolle minore) che rappresenta il lassan, e come tale appare lento, ma con aria sempre seria e fiera. Il tema si rinforza ripetendosi con delle ottave (sempre espressivo) e si dilegua, come il primo tempo, in una elegante e rapida cadenza di sestine. A questo punto da un pp compare un Allegro (ovvero la friska, in Si bemolle maggiore) con un motivo molto orecchiabile in ottave. Il tema si sviluppa in un grande crescendo accompagnato da accordi sempre più pesanti, ripetendosi continuamente prima normale e poi adattato in scala zingara. Il motivo è abbellito con giochi e scale cromatiche fino a un f (dove il tema si ripete due volte, la seconda volta nel registro acuto) e poi a un ff, dove il tema "vola" virtuosisticamente nel registro grave in scala zingara e la mano destra accompagna con agili terzine discendenti che si ripetono in tutte le forme. Il tema è condotto a un presto molto virtuosistico che termina il brano (in fff) con una scala cromatica di ottave a moto contrario e con spettacolari accordi finali. La rapsodia n. 6 è spesso considerata tra i migliori pezzi di Liszt, non solo per essere particolarmente brillante, ma anche per la particolare tecnica virtuosistica della friska finale.
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