14 ottobre 2024

CINEMA - ‘ IDDU - L’ULTIMO PADRINO ‘

 AL CINEMA: "IDDU - L'ULTIMO PADRINO" 

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"Iddu", diretto da Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, è un film che offre una visione unica e personale sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. 

Ambientato nella Sicilia dei primi anni 2000, la pellicola segue le vicende di Catello Palumbo, politico caduto in disgrazia che viene costretto dai servizi segreti italiani a collaborare alla cattura del boss mafioso, di cui è stato padrino al battesimo. Questi, rimasto per decenni tra i latitanti più ricercati al mondo, si nasconde in una Sicilia rurale e isolata, protetto da una rete di fedeli complici. 

Palumbo è stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e, oltre ad aver perso posizione, soldi e prestigio sociale a causa della condanna, rischia nuovi processi e sanzioni pecuniarie; egli vede pertanto nella collaborazione coi servizi, per quanto accettata obtorto collo, un'opportunità per riscattarsi e riprendere il controllo della propria vita, a cominciare dal progetto di costruire un albergo sul mare, il cui cantiere è sotto sequestro per abusivismo edilizio. 

L'uomo avvia una corrispondenza epistolare con il boss, utilizzando i famosi "pizzini", nel tentativo di acquisire la fiducia del latitante, facendo leva anche sul vuoto emotivo di quest'ultimo, con l'intento finale di scoprire il nascondiglio in cui si trova e smascherare la rete di fiancheggitaori. La trama si sviluppa attraverso tale rapporto complesso e pericoloso, nel quale Palumbo mira a conseguire i propri interessi conducendo in parallelo un doppio gioco: egli infatti tenta di sfruttare ai propri fini tanto il ruolo di collaboratore di giustizia quanto l'ascendente sul boss. Il rapporto tra Catello e Matteo rimane comunque al centro della narrazione, caratterizzato da una tensione costante e da un gioco di manipolazioni reciproche. Catello, pur essendo un uomo sostanzialmente fallito, mostra una determinazione feroce nel voler riacquisire il proprio ruolo nella società siciliana, mentre Matteo, nonostante la posizione di potere, rivela fragilità, insicurezze e manie; allo stesso tempo mostra una certa cultura biblica, con sorprendenti citazioni dall'Ecclesiaste.

Dalla trama principale si diramano linee parallele che descrivono i rapporti tra i vari personaggi che animano il film, sia nella squadra degli investigatori, sia nel covo del latitante, senza dimenticare le dinamiche nell'ambito familiare di Palumbo, con le tensioni tra lui e la moglie in una situazione grottesca di famiglia allargata. In queste relazioni spiccano i ruoli di Lucia Russo, che ospita e accudisce il latitante, è di Rita Mancuso, l'ispettrice che collabora con Catello. La prima, interpretata da Barbora Bobuľová, è una figura complessa che aggiunge profondità alla storia: la sua relazione con Matteo è ambigua, oscillando tra lealtà e paura, il che non impedisce all'austera, elegante signora del Sud di osservare con ironia le azioni dell'ospite, non si sa fino a che punto gradito, e di prendersi alcune libertà. Rita Mancuso, la poliziotta interpretata da Daniela Marra, rappresenta l'abnegazione di chi serve la Legge, messa a confronto con gli ostacoli e i compromessi talvolta necessari per affrontare un nemico in apparenza irraggiungibile.


Le interpretazioni degli attori costituiscono uno dei punti di forza del film. Toni Servillo offre una performance brillante e articolata nella parte di Palumbo, portando sullo schermo un individuo tormentato e determinato, per quanto a tratti caticaturale. Elio Germano è altrettanto convincente nel ruolo di Matteo Messina Denaro, riuscendo a trasmettere sia la freddezza del boss mafioso sia le sue vulnerabilità nascoste, nonché le piccole manie. Barbora Bobuľová e Daniela Marra danno vita a figure solide e credibili. La Bobuľová riesce a bilanciare perfettamente la complessità emotiva del personaggio, e dimostra di aver lavorato molto bene su accento e postura, mentre la Marra, nei panni di Rita Mancuso, apporta una forza e una convinzione che ne arricchiscono l'espressività. 


Il film è in equilibrio tra dramma e farsa, con eleganti flashback e scene oniriche che si intrecciano con il piano narrativo senza soluzione di continuità, risultando funzionali all'approfondimento del carattere e della storia dei personaggi, lasciandone intuire il destino. 

Grassadonia e Piazza hanno anche il merito di evitare la celebrazione dei malavitosi, al contrario delle più recenti produzioni cinematografiche e soprattutto televisive; allo stesso tempo però non glorificano gli investigatori, evidenziandone il cinismo e la torbidezza delle cui azioni. In questo senso film presenta una visione cruda, realistica e antieroica della lotta contro la mafia, nella quale pare spostarsi ogni volta più avanti la meta, ossia la cattura dell'avversario; questi, dal canto suo, è presentato come già prigioniero della propria latitanza, in una vita in perenne fuga afflitta da sospetti, fissazioni, noia e rimpianti per le "glorie" trascorse e le opportunità perdute. 

Riassumendo, "Iddu - L'ultimo padrino" si propone come film più che discreto, che racconta una storia originale, diversa, avvalendosi di un buon impianto narrativo e di un cast di talentuosi interpreti.

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