Le vittime :
Elena Donatini, anni 58
Nicola Buffi, anni 51
Herbert Kontriner, anni 35
Nunzio Russo, anni 49
Marco Russo, anni 14
Maria Santina Carraro in Russo, anni 47
Tsugufumi Fukuda, anni 32
Antidio Medaglia, anni 70
Elena Celli, anni 67
Raffaella Garosi, anni 22
Wilhelmus J. Hanema, anni 20
Silver Sirotti, anni 24
Nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1974, alle ore 1:23, una
bomba ad alto potenziale esplose nella quinta vettura del treno espresso 1486
("Italicus"), proveniente da Roma e diretto a Monaco
di Baviera via Brennero.
L'ordigno era composto da una miscela esplosiva, probabilmente amatolo,
e da una miscela incendiaria, quasi certamente la termite (di cui
furono rinvenute tracce).
La bomba era stata collocata in una valigetta occultata
sotto un sedile della quinta carrozza, rivolto contro il senso di marcia.
L'esplosivo era collegato a una sveglia di una marca tedesca, Peter, molto
comune all'epoca, ritrovata nel corso delle prime perlustrazioni dove era
avvenuta l'esplosione. La sveglia aveva modifiche esterne, vi erano inserite in
particolare due piastrine di rame, di cui una fissa e l'altra mobile saldata a
stagno: tramite la suoneria della sveglia, nell'orario predeterminato, le due
piastrine sono venute a contatto, determinando lo scoppio.
La temporizzazione del timer avrebbe dovuto fare esplodere
l'ordigno mentre il treno attraversava la Grande galleria dell'Appennino,
nei pressi di San Benedetto Val di Sambro.
Tuttavia, durante la corsa tra Firenze e Bologna, il treno
recuperò tre dei minuti di ritardo accumulati nelle tratte precedenti. La bomba
esplose lo stesso all'interno della galleria, ma in un tratto a soli 50 metri dall'uscita.
L'esplosione fece sollevare il tetto della quinta carrozza,
che poi cadde frantumandosi in migliaia di schegge, mentre le lamiere si
deformavano per la temperatura altissima dell'incendio che divampava (la
termite di cui era composto l'ordigno brucia con estrema rapidità, causando
l'aumento della temperatura fino a 3000 °C ).
Nell'attentato morirono 12 persone (alcune per l'esplosione,
altre arse vive dall'incendio) e altre 48 rimasero ferite.
La strage avrebbe avuto conseguenze più gravi, si ipotizza
anche nell'ordine di centinaia di morti, se l'ordigno fosse esploso all'interno
della Grande Galleria dell'Appennino, come sarebbe avvenuto dieci anni
dopo nella Strage del Rapido 904.
Nella tragedia, spicca l'eroismo di un ferroviere conduttore
delle Ferrovie dello Stato, il forlivese Silver Sirotti, poi
insignito di Medaglia d'oro al valor civile alla memoria.
Sirotti, munito di estintore, si slanciò tra le fiamme per
soccorrere i viaggiatori intrappolati nel treno e in questo tentativo perse la
vita.
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