26 gennaio 2021

MUSICA – F.J. HAYDN – ARIANNA A NASSO

Franz Joseph Haydn – Arianna a Nasso, Cantata per Voce e Clavicembalo.

Il mito della principessa Arianna, abbandonata da Teseo sull’isola di Nasso dopo averlo aiutato a vincere il Minotauro, è una delle tematiche più frequenti nella storia dell’Opera; Haydn, con la sua Cantata “Arianna a Nasso”, scritta per Voce e Pianoforte nel 1789, crea un accattivante Composizione che mette in rilievo i vari aspetti del Dramma vissuto dalla principessa, la trepidazione, l’ira, il dolore per l’amore perduto.

“Arianna a Nasso” viene eseguita a Londra a Febbraio del 1791 dal castrato Gasparo Pacchierotti e da Haydn al Clavicembalo; alla prima pubblicazione curata nel 1790 dall’Editore viennese Artaria fa seguito un’Edizione stampata a Londra da John Bland e messa in vendita il 10 Giugno 1791.

Si racconta che a Londra Haydn abbia eseguito la Cantata accompagnando Fanny Nelson, la moglie di Horatio Nelson, nel loro primo incontro; tuttavia è più probabile che l’Opera sia stata scritta per Josepha von Genzinger, la figlia del Medico curante del Principe Esterházy.

La Cantata, composta da due Recitativi alternati a due Arie, è focalizzata più sull’espressione drammatica che sull’abilità tecnica, peraltro la gamma vocale poco estesa e la mancanza di ampi ornamenti fanno credere a una scrittura destinata inizialmente per una cantante non professionista.

Il Testo anonimo è impostato da Haydn per l’accompagnamento con il Clavicembalo o il Fortepiano; tuttavia, nonostante l’ambientazione per tastiera sia in grado di trasmettere con efficacia la difficile situazione emotiva dell’eroina greca, lo stesso Compositore, in una missiva indirizzata all’Editore John Bland, comunicava che avrebbe creato una versione per Voce e Orchestra.
Rimane un mistero questa mancata realizzazione.

La Cantata inizia con un Recitativo, “Teseo mio ben, dove sei tu?”, lento, riflessivo, che raffigura il voluttuoso risveglio di Arianna, il suo languore e l’impazienza per il ritorno di Teseo.
Segue l’Aria “Dove sei, mio bel tesoro?” dove Arianna prega gli dei di condurre a lei l’amato.
La sua ansia è resa evidente dalla linea vocale esitante e dalla discontinuità armonica dell’accompagnamento.
Intensamente drammatico è il secondo Recitativo, “Ma, a chi parlo?”; ricco di improvvisi cambiamenti di tempo e modulazioni, termina con un commovente Arioso, “Già più non reggo”. L’intensa sofferenza della figlia di Minosse esplode nell’Aria finale “Ah! Che morir vorrei”; la sua angoscia e il suo sdegno trovano enfasi nella insistente ripetizione della frase conclusiva, “Chi tanto amai”.

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