Pittore francese, considerato uno dei
maggiori esponenti della Pittura neoclassica.
Dopo aver riportato il primo Premio di
Disegno all'Accademia di Tolosa nel 1797, Ingres decise di
trasferirsi a Parigi per studiare arte al seguito dell'illustre
pittore neoclassico Jacques-Louis David, in quell'anno assorbito
nell'esecuzione del gran quadro delle Sabine. Giunto nella capitale
francese poco prima del 18 fruttidoro dell'anno V (4 Settembre 1797),
Ingres apprese in questo ambiente gli ideali neoclassici e sviluppò
la sua particolare armonia delle linee tenui e nell'utilizzo del
colore.
Intanto, nel 1800, Ingres concorse per
il Prix de Rome, una borsa di studio che garantiva ai vincitori un
periodo di perfezionamento artistico presso la città Eterna; pur
risultando secondo (David, infatti, predilesse un altro suo allievo
per evitare che partisse per il servizio militare), l'artista riuscì
comunque ad aggiudicarsi l'ambito premio qualche anno dopo con
l'esecuzione de Gli ambasciatori di Agamennone. Ingres, tuttavia,
poté recarsi a Roma solo nel 1806, quando lo stato francese poté
finalmente accumulare fondi sufficienti per finanziare il viaggio.
Trasferitosi in una cella del convento
sconsacrato delle Cappuccine a Parigi, dove visse in compagnia
dell'amico Lorenzo Bartolini, Ingres acquisì una certa notorietà
dipingendo ritratti: di questi, si segnalano La famiglia Rivière, La
bella Zélie, Il primo console, e l'Autoritratto. Come raramente
accadde negli artisti della sua generazione, inoltre, Ingres studiò
assiduamente i maestri del passato: oltre agli italiani quali Andrea
Mantegna e Raffaello (suo punto di riferimento privilegiato), egli si
formò anche sull'esempio della tradizione pittorica fiamminga, ben
rappresentata da Hans Holbein il Vecchio e Jan van Eyck. Fu proprio
quest'ultimo una delle fonti d'ispirazione per il Napoleone in trono,
completato nel 1806 e presentato al Salon dello stesso anno. L'Opera,
in cui il Generale corso viene assimilato a un Giove onnipotente, fu
da subito oggetto di critiche molto aspre e virulente, suscitate
dalla mancanza di somiglianza del Napoleone ivi effigiato con il
modello reale. Ingres, ricoperto di vituperi dalla stampa (che lo
definì addirittura «pittore al chiaro di luna»), fortunatamente
partì per Roma proprio in concomitanza con l'apertura del Salon,
iniziando un vero e proprio esilio volontario destinato a durare
diciotto anni.
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