- Adagio - Allegro vivace
- Adagio (mi bemolle maggiore)
- Allegro vivace
- Allegro ma non troppo
Organico: flauto, 2 oboi, 2
clarinetti, 2 fagotti, 2 corni, tromba, timpani,
archi
Composizione: 1806
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 5 Marzo 1807
Edizione: Bureau des Arts et d'Industrie, Vienna 1808
Dedica: Conte Franz Von Oppersdorff
Composizione: 1806
Prima esecuzione: Vienna, Großer Redoutensaal del Burgtheater, 5 Marzo 1807
Edizione: Bureau des Arts et d'Industrie, Vienna 1808
Dedica: Conte Franz Von Oppersdorff
Dopo aver terminato all'inizio del 1804
la Sinfonia "Eroica" - eseguita nell'Agosto dello
stesso anno e pubblicata nell'Ottobre 1806 - Beethoven si applicò
quasi immediatamente alla stesura di una nuova partitura sinfonica in
do minore, che sarebbe stata completata solamente all'inizio del
1808. Ricca di dubbi e ripensamenti, la gestazione di questo
capolavoro (la futura Quinta Sinfonia) avrebbe dunque costituito
per un periodo di quattro anni un impegno gravoso e quasi ossessivo,
senza tuttavia impedire al compositore non solo di portare a termine
il Quarto Concerto per pianoforte, il Concerto per
violino, le prime due versioni di Fidelio, ma anche di scrivere
un'intera altra Sinfonia, la "Quarta", e di abbozzarne
un'altra ancora per grandi linee, la Pastorale.
La Sinfonia Op. 60 nacque
così all'ombra dell'opera maggiore quasi come diversivo rispetto a
questa, come spingono a ritenere le stesse circostanze della genesi.
Fu nell'autunno del 1806 che Beethoven, in compagnia di uno dei suoi
primi mecenati, il principe Lichnowsky, compì una visita al castello
del conte Franz von Oppersdorf, nella Slesia Superiore. Amante delle
arti, Oppersdorf manteneva alle sue dipendenze un'orchestra che, in
occasione della visita del maestro di Bonn, eseguì la Seconda
Sinfonia; il padrone di casa chiese al compositore di scrivere per
lui un'altra partitura sinfonica e questi, certo allietato da
considerazioni economiche, accondiscese; in un primo momento pensò
di destinare ad Oppersdorf la Sinfonia in do minore, ma
evidentemente il completamento di questa avrebbe richiesto dei tempi
troppo lunghi. Di qui l'idea di una partitura totalmente nuova; e, di
fatto, la "Quarta" nacque in un periodo di tempo realmente
breve; la mancanza dei consueti, vastissimi abbozzi preliminari, che
è stata spesso attribuita a smarrimento, è invece più
probabilmente da attribuirsi proprio al fatto che tali abbozzi non
furono stesi affatto. Dedicata, ovviamente, a Oppersdorf, la Sinfonia
in si bemolle fu eseguita il 5 Marzo 1807 nel palazzo viennese
del principe Lobkowitz, e fu pubblicata l'anno seguente.
Il carattere quasi parentetico della
composizione della "Quarta" si riflette anche sul suo
contenuto musicale, alieno da ambizioni titaniche e ispirato
piuttosto ,a principi estetici di puro intrattenimento, per certi
versi ancora settecenteschi; tanto che, schiacciata fra i massicci
monumenti dell'"Eroica" e della "Quinta",
la Sinfonia in si bemolle ha spesso imbarazzato la critica
romantica. Gradita a Schubert (che d'altra parte, nelle sue prime
Sinfonie seguiva la scia haydniana), fu definita da Schumann «una
slanciata ragazza greca fra due giganti nordici», con un complimento
che è tale solo apparentemente; e in effetti per accettare
pienamente la Sinfonia i romantici ebbero bisogno di
ricercare il solito connubio fra l'uomo e l'artista, attribuendo il
contenuto "sereno" della partitura al momento "sereno"
attraversato dal musicista, innamorato di Teresa Brunswik.
Ma, se manca di forte impegno
contenutistico, non per questo la "Quarta" segna un
arretramento nello stile sinfonico beethoveniano. La consapevolezza
raggiunta dall'autore con l'"Eroica" nella scrittura
sinfonica e nella tecnica della dialettica tematica segna un divario
incolmabile rispetto alle Sinfonie "settecentesche", la
"Prima" e la "Seconda". A suo modo la "Quarta"
spinge i suoi compiti d'intrattenimento verso limiti difficilmente
valicabili; le sperimentazioni timbriche che percorrono internamente
l'intera partitura non hanno un carattere decorativo, ma minano
dall'interno la struttura tradizionale, apparentemente rispettata
nella scansione in quattro movimenti che si rifanno ai moduli
haydniani: primo tempo in forma sonata con introduzione lenta,
secondo tempo contemplativo, Minuetto con Trio e Finale con "moto
perpetuo" in forma sonata.
L'Adagio introduttivo si svolge in
un misterioso clima aspettativo, che sfocia nei bruschi "colpi"
orchestrali che aprono l'Allegro vivace; qui emergono subito i tratti
caratteristici di ironia che appartengono a tutta la partitura:
l'aggressività ritmica, la contrapposizione fra gruppi strumentali,
il dolce rilievo espressivo del gruppo dei legni, la raffinatezza
cameristica dei giochi timbrici, evidente soprattutto nel periodo che
conclude lo Sviluppo, prima della Ripresa. L'Adagio, il secondo
movimento, si anima di idee cantabili dal profilo non nettamente
definito, cementate fra di loro da un principio ritmico giambico che
appare immediatamente come figura di accompagnamento e assume poi,
nel corso del movimento, le più diverse funzioni. Ancora un
principio ritmico è alla base del Minuetto (un ritmo binario calato
in una misura ternaria), che si contrappone poi nettamente al Trio,
con la cantilena dei fiati; è questo il movimento dove appare più
scopertamente la logica di contrapposizione fra archi e fiati. Chiude
la Sinfonia un Allegro ma non troppo estremamente
brillante, simile nell'impostazione a certi Finali di Haydn, ma con
una ruvidezza ritmica e dei contrasti dinamici che sono del tutto
peculiari; e una conclusione ad effetto riafferma con decisione i
contenuti giocosi della partitura.
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