Mentre stava
scrivendo Jephtha, Haendel era afflitto sempre più dalla sua
graduale perdita della vista, dopo un intervento chirurgico mal
riuscito e questo si è rivelato essere il suo ultimo oratorio.
Nella partitura autografa, alla fine
del coro "Come oscure, o Signore, sono le tue decisioni"
egli scrisse "Arrivato qui il 13 Febbraio 1751, non in grado di
andare avanti a causa dell'indebolimento della vista del mio occhio
sinistro."
La storia ruota attorno alla promessa
improvvida di Jephtha all'Onnipotente che se lui sarà vittorioso,
potrà sacrificare la prima creatura che incontrerà al suo ritorno.
Iefte combatté e vinse. Al suo ritorno a Mizpa la prima
della sua casa che gli si fece incontro, danzando con un tamburello
per festeggiare il padre e la sua vittoria, fu la sua unica figlia
Iphis (le Sacre Scritture non citano il suo nome).
A differenza della storia biblica
originale, un angelo interviene per fermare il sacrificio, e Iphis ha
solo bisogno di dedicare la sua vita al Signore. Al contrario, la
storia biblica implica fortemente che il padre di lei ha scelto di
sacrificarla, ma viene concessa una breve sospensione della condanna,
dopo di che Iphis ritorna doverosamente e viene uccisa. Gli studiosi
non sono d'accordo per quanto riguarda se è lui in realtà che la
sacrifica o se, come l'oratorio riferisce, ella sarà poi dedicata al
Signore e richiederà di osservare una vita di verginità perpetua
(Giudici 11,34-40).
Indipendentemente da ciò, tuttavia, la
Bibbia non fa menzione di un angelo che ferma ciò che è accaduto.
Luogo: Mizpa
Epoca:
Gli Israeliti chiedono a Jephtha di
guidare l'esercito contro il loro nemico, i pagani Ammoniti,
adoratori malvagi di Milcom o Moloch e di Chemosh, dei
spietati e crudeli a cui venivano sacrificati esseri umani,
soprattutto bambini; egli accetta pronunciando il fatidico voto al
Signore: «Se darai nelle mie mani i figli d'Ammon, quando io
ritornerò vincitore, chiunque per primo uscirà da casa mia per
venirmi incontro, sarà del Signore e lo offrirò
in olocausto» (Giudici 11,30-31). Storgè è preda di cupi
presentimenti mentre la figlia cerca di consolarla.
Jephtha ritornato come vincitore
festeggia il trionfo con Zebul. Iphis, alla notizia della vittoria
decide di andare incontro al padre con accompagnamento di musica e
danze. L'orrore si dipinge sul volto di Jephtha alla vista della
figlia e con disperazione le rivela il voto fatto al Signore. La
figlia accetta rassegnata il suo destino e la scena si chiude con il
coro degli Israeliti che invocano la provvidenza divina.
Nel terzo atto ci sono momenti
drammatici di grande commozione legati al rito terribile della
preparazione del sacrificio. Improvvisamente appare un angelo e vieta
di procedere nel rito sacrificale dicendo che Iphis è destinata ad
una vita di nubilato dedicata al servizio del Signore. Tutti si
rendono conto dell'intervento divino e con canti di gioia e
gratitudine ringraziano il Signore per aver risparmiato la vita di
Iphis e per aver essere di nuovo in pace.
Nessun commento:
Posta un commento