Il libretto in inglese era
del reverendo Thomas Broughton, basato su Le
Trachinie di Sofocle e sul nono libro de Le
Metamorfosi di Ovidio.
Ercole fu dato la prima volta
al King's Theatre a Londra il 5
Gennaio 1745 sotto forma di concerto. Erano previste solo
due esecuzioni nella produzione originale.
Il ruolo di Lica era in
origine una piccola parte per tenore, ma fu riscritto più lungo, con
sei arie, per Susanna Cibber, che tuttavia, era troppo malata la
prima sera per cantare e la musica fu omessa o ridistribuita in
quella volta. Cantò nella seconda rappresentazione il 12 Gennaio, ma
la musica per il coro Wanton God e l'aria Cease, ruler
of the day non è mai stata eseguita in quest'opera: la seconda
fu adattata per il coro finale di Teodora. Il lavoro fu un
fallimento totale e costrinse Haendel a sospendere la stagione.
Ercole fu eseguita altre tre volte, due nel 1749 e una nel 1752 e in
quest'ultima fu completamente soppresso il ruolo di Lica e anche gran
parte del resto della musica fu tagliata.
Ercole era stato originariamente
eseguito in teatro, ma come un oratorio, senza azione scenica. Si
sostiene che questo abbia contribuito al suo abbandono in seguito, in
quanto non aveva fatto la sua transizione verso la chiesa né la sala
da concerto. La sua rinascita pertanto avvenne attraverso una
rivalutazione nel contesto di una rappresentazione teatrale, quando
fu acclamato dai Romain Rolland, Henry Prunières, Paul Henry
Lang e dagli altri come uno dei capolavori supremi del suo periodo.
La prima esecuzione moderna è stata
a Münster nel 1925.
La corte piange il dolore inconsolabile
di Deianira, che è convinta che il marito, Ercole, sia rimasto
ucciso durante una spedizione militare che lo ha tenuto lontano da
lei. Una volta consultati, gli oracoli indicano che l'eroe è morto e
le cime del monte Eta sono incendiate e brillano per le
fiamme. La profezia conferma i timori di Deianira; tuttavia, il loro
figlio, Illo, si rifiuta di rinunciare alla speranza. Mentre
quest'ultimo si prepara a partire alla ricerca del padre, Lica arriva
e annuncia che Ercole è tornato in vita dopo aver
conquistato Ecalia. Tra i prigionieri vi è la principessa Iole
di leggendaria bellezza. La sua situazione lascia Illo profondamente
commosso. Pur avendo devastato il suo paese e sacrificato il padre,
Ercole rassicura Iole che, anche se in esilio, si può considerare
libera.
Iole è colta da un desiderio
struggente per una semplice, umile forma di felicità lontano dalle
macchinazioni del potere. Nel frattempo, Deianira, convinta che
Ercole le sia stato infedele, considera la bellezza di Iole come una
prova del suo tradimento, anche se i suoi sospetti sono decisamente
confutati dalla sua presunta rivale. Anche Lica osserva la
progressione incontenibile della gelosia di Deianira. Illo, da parte
sua, dopo aver dichiarato il suo amore per la principessa
prigioniera, soffre l'agonia del suo rifiuto. Mentre Ercole è
chiamato a celebrare i riti della sua vittoria, Deianira dà a Lica
un indumento per il marito come un segno di riconciliazione. È il
mantello, intriso di sangue, affidatole da Nesso mentre stava morendo
sconfitto da Ercole, apparentemente dotato del potere di condurre un
cuore di nuovo alla fedeltà. Nel frattempo, Deianira mette grande
impegno per convincere Iole di essere dispiaciuta per le sue accuse.
Lica racconta come Ercole riceve il
dono di Deianira al Tempio e come il mantello sia impregnato di un
veleno mortale. Mentre suo figlio sta guardando, l'eroe, imbattuto
fino ad oggi, muore fra terribili sofferenze maledicendo la vendetta
di Deianira. Le ultime volontà espresse dal padre al figlio, di
venire trasportato fino alla cima del monte Eta e adagiato su una
pira funeraria, gettano una luce tardiva sul significato dell'oracolo
del primo atto. Deianira viene informata della gloriosa accoglienza
riservata ad Ercole sull'Olimpo. Scoprendo che è stata lei lo
strumento della sua morte, Deianira sprofonda nella follia. Tale
sventura suscita la pietà di Iole. Giove ordina il matrimonio tra
Illo e Iole, un decreto che viene ricevuto con gioia da Illo e con
obbedienza da Iole.
Nessun commento:
Posta un commento