CINEMA - ' L'ARMATA BRANCALEONE ' - MARIO MONICELLI
L'armata Brancaleone è un Film del 1966 diretto da Mario Monicelli.
XI Secolo. Durante l'incursione di un esercito di barbari teutonici in un villaggio dell'Italia centrale, un ragazzino di nome Taccone, lo scudiero Mangoldo ed il robusto Pecoro entrano in possesso di una pergamena, scritta da Ottone I il Grande, rubandola a un cavaliere da loro stessi ferito e poi gettato nel torrente ritenendolo morto. L'anziano notaio ebreo Zefirino Abacuc, che trascina sempre con sé un baule, dà lettura del documento, il quale decreta, al suo legittimo possessore, la signoria sul feudo di Aurocastro in Puglia ed il giuramento di liberare tale feudo dal "nero periglio che viene da lo mare". I quattro si mettono alla ricerca di un cavaliere che li possa guidare nell'impresa e incontrano Brancaleone da Norcia, sedicente nobile cavaliere che, inizialmente riluttante perché impegnato in un torneo dal quale uscirà miseramente sconfitto per colpa del proprio svogliato cavallo Aquilante, accetta di capeggiare la spedizione. Così quel piccolo manipolo di miserabili si mette in marcia.
Durante il viaggio per la penisola, la sgangherata armata viene coinvolta in diverse avventure: l'incontro con un principe bizantino diseredato, tale Teofilatto, che, dopo un estenuante ed infruttuoso duello con Brancaleone, si aggrega al gruppo; l'ingresso in una città apparentemente deserta che invita al saccheggio, salvo scoprirsi poi infestata dalla peste; l'arrivo del monaco Zenone (ispirato a Pietro l'eremita), diretto con dei pellegrini a Gerusalemme, al quale l'armata si unisce con la promessa di impegnarsi nell'impresa di più alto valore: liberare il Santo Sepolcro. L'attraversamento di un «cavalcone» (ponte) pericolante causa la caduta e la perdita di Pecoro, sicché Zenone pensa ad una maledizione. Scoprendo che Abacuc è di religione ebraica, il monaco gli impone il battesimo sotto una piccola cascata gelata. Tutto questo non impedisce che lo stesso monaco precipiti durante l'attraversamento di un successivo cavalcone. Rimasti privi della guida, Brancaleone e i suoi si separano dai pellegrini e si rivolgono di nuovo alla loro mèta.
Proseguendo il cammino, il gruppo si inoltra in un bosco dove il cavaliere salva una giovane promessa sposa, Matelda, dalle grinfie di avidi barbari che hanno massacrato le guardie di scorta che accompagnavano la ragazza. Brancaleone uccide il capo dei manigoldi e, in seguito, lei gli presenta il proprio tutore, ferito mortalmente dai barbari, che in punto di morte fa promettere a Brancaleone di portarla in sposa al nobile Guccione. Lei però non vuole sposare Guccione e vorrebbe invece Brancaleone, ma il cavaliere - fedele ai propri ideali cavallereschi - rifiuta; la donna allora si concede - di nascosto da Brancaleone - nottetempo a Teofilatto. Dopo altri giorni di viaggio la comitiva giunge alla roccaforte di Guccione. Durante i festeggiamenti per il matrimonio di Matelda con Guccione, il nobile scopre che Matelda non è più vergine e fa di conseguenza rinchiudere Brancaleone, da lei accusato, in una gabbia. Gli amici dell'armata lo liberano, con l'aiuto di un fabbro, Mastro Zito. Questi, aggregandosi al gruppo, rivela a Brancaleone che Matelda si è fatta monaca. Il cavaliere raggiunge in fretta il monastero e, dopo aver ucciso diverse guardie di Guccione, arriva alla sua stanza, dove lei gli rivela di aver preso i voti per espiare la colpa di averlo accusato ingiustamente e di non voler rinunciare alla propria scelta. Brancaleone, sorpreso e amareggiato per la perdita del suo amore, parte quindi con i suoi amici.
Teofilatto, vedendo che sono arrivati vicino alla sua dimora, convince l'armata ad estorcere denaro alla famiglia dei Leonzi, fingendosi in ostaggio. Arrivati al castello, il gruppo viene accolto dalla famiglia dei Leonzi al completo, a detta dello stesso Teofilatto avvezza ad intrighi e raggiri. Manca solo il capofamiglia, ma, durante l'attesa del suo arrivo, Teodora, zia di Teofilatto e amante del nano e deforme Cippa, seduce Brancaleone che, prima di seguirla nelle sue stanze, affida ad Abacuc le trattative per il riscatto. Mentre il cavaliere subisce le passioni sadomasochiste della zia, Abacuc chiede al padre di Teofilatto il denaro per il riscatto del figlio; costui però rifiuta, disprezzando e disconoscendo quel figlio concepito con una serva e nato fuori dal matrimonio, e intima loro di andarsene in fretta, pena l'essere trafitti da frecce avvelenate. Il gruppo fugge di gran carriera assieme a Brancaleone che, ancora mezzo nudo, invece di una ricca ricompensa si trova a dover sfuggire a morte certa.
Dopo altri giorni di viaggio, Taccone e Teofilatto rincontrano Pecoro nella tana di una femmina d'orso, che lo ha salvato dopo la caduta nel precipizio, curandolo e adottandolo come proprio compagno. Dopo essere sfuggiti all'orsa, portano l'amico a ricongiungersi con la comitiva. Nella fuga Abacuc cade però in acqua e si ammala. Passano alcuni giorni e, quando ormai i sei sono in vista del feudo di Aurocastro, Abacuc muore e viene seppellito racchiuso nella cassa che lo ha sempre accompagnato.
La comitiva raggiunge quindi la roccaforte di Aurocastro e gli abitanti del luogo si affrettano a consegnare agli eroi le chiavi del castello prima di allontanarsi rapidamente, lasciando l'armata sola a fronteggiare l'attacco da parte dei pirati saraceni. Una volta avvistate le nere vele dei pirati, i sei si spiegano le parole della pergamena: Ottone aveva consegnato la cittadina a un feudatario che doveva salvarla dalle numerose incursioni dei pirati. Brancaleone con i suoi soldati, escogitato un arzigogolato piano per far cadere gli invasori nella trappola dove essi stessi finiranno prigionieri, sono condannati alla pena di morte per impalamento.
I sei vengono però liberati da un misterioso cavaliere che uccide tutti i saraceni e si rivela poi essere il cavaliere Arnolfo Mano-di-ferro, quello che Taccone e Mangoldo credevano di aver ucciso. Quale legittimo proprietario della pergamena, condanna Brancaleone e i suoi armigeri al rogo, in quanto ladri e usurpatori. Di fronte agli ultimi istanti di vita, Teofilatto rivela a Brancaleone di essere stato lui ad abusare di Matelda. Quando ormai le fiamme stanno per aggredire i malcapitati, ricompare il monaco Zenone, sopravvissuto alla caduta nel fiume, il quale convince il cavaliere a liberare Brancaleone ed i suoi, in quanto ancora legati alla promessa di seguirlo in Terra santa per liberare il Santo Sepolcro.
Interpreti e personaggi |
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