Toccata, adagio e fuga in do maggiore, BWV 564
#Music #History #Bach #Organ #BWV564
Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: organo
Composizione: 1712 circa
Edizione: Körner, Erfurt, 1848
Musica: Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Organico: organo
Composizione: 1712 circa
Edizione: Körner, Erfurt, 1848
La Toccata, adagio e fuga in do
maggiore appartiene al periodo in cui Bach fu organista alla
corte di Weimar (1708-1717), il periodo più ricco della sua
produzione organistica. Fu a Weimar che Bach ebbe modo di accostarsi
alla musica italiana: se la conoscenza di Albinoni, di Legrenzi, di
Corelli e soprattutto di Vivaldi ebbe importanza per la musica
strumentale, quella di Frescobaldi - che Bach aveva già avvicinato
attraverso Froberger - non mancò di influenzare le sue composizioni
organistiche. L'esperienza diretta degli autori italiani giungeva in
Bach dopo uno studio approfondito e appassionato dei suoi
predecessori tedeschi: e non soltanto di Buxtehude, di Froberger, di
Pachelbel, ma anche di Scheidt e di Scheidemann (e, quindi, per loro
mediazione, dello stile di Sweelinck), di Boehm e di Muffat (e,
attraverso quest'ultimo, della ricca organista francese). Ricchezza
di idee e ordine costruttivo si assommano così nell'esperienza
bachiana, irrobustita da una fede profonda in Dio e nell'uomo: ed è
questa fede che alimenta incessantemente della sua operante vitalità
l'attività creativa del musicista di Eisenach.
Si ritiene che la Toccata, adagio
e fuga in do maggiore (che lo Schmieder colloca al numero 564
del suo catalogo tematico) appartenga ad uno dei primi anni del
periodo di Weimar, più o meno il 1709. Il Dürr vede in questo
lavoro per organo un diretto influsso del concerto strumentale
italiano, in parallela testimonianza alle numerose trascrizioni per
organo di questo stesso periodo. E' un influsso che investe anzitutto
la forma, che è tripartita, contrariamente all'uso, seguito quasi
sempre anche da Bach, che vuole i pezzi liberi fugati in forma
bipartita (la prima parte come introduzione «improvvisante» alla
fuga, un vero e proprio «preludio» sciolto da ogni obbligo formale
e obbediente solo alla libera intuizione creatrice, una vera e
propria «apertura» lirica esclusivamente modellata dall'estro della
fantasia). E la tripartizione segue dappresso lo schema del concerto
strumentale italiano: una prima parte in tempo veloce (la toccata),
una seconda in tempo lento (l'adagio) e una terza nuovamente in tempo
veloce (la fuga).
Nessun commento:
Posta un commento