08 novembre 2024

MUSICA – A. DVORAK – SINFONIA N. 9 ' DAL NUOVO MONDO '

Sinfonia n. 9 in mi minore "Dal Nuovo Mondo", Op. 95

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Musica: Antonin Dvoràk (1841 - 1904)
  1. Adagio - Allegro molto
  2. Largo
  3. Scherzo. Molto vivace
  4. Allegro con fuoco
Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, corno inglese, 2 clarinetti, 2 fagotti, 4 corni, 2 trombe, 3 tromboni, basso tuba, timpani, piatti, triangolo, archi
Composizione: New York, 20 Dicembre 1892 - 24 Maggio 1893
Prima esecuzione: New York, Carnegie Hall, 16 Dicembre 1893

Il 16 Dicembre 1893 Anton Seidl dirigeva alla Carnegie Hall di New York la prima esecuzione della Sinfonia n. 9 in mi minore Op. 95 di Antonìn Dvorak, alla presenza dell'autore. Si trattò probabilmente dell'evento clou del soggiorno triennale di Dvorak negli Stati Uniti, fra l'Ottobre del 1892 e l'Aprile del 1895. Dvorak era stato invitato nel giugno 1891 a trasferirsi a New York, per assumere la direzione artistica del locale Conservatorio, da Jeannette Thurber, moglie di un ricco commerciante di generi coloniali; invito accolto dopo qualche esitazione e l'assicurazione di comprensibili garanzie (fra l'altro il ragguardevole stipendio di 15 mila dollari annui).
Gli enormi sviluppi della vita musicale newyorkese nell'ultimo scorcio del secolo trovavano così un logico esito nel potenziamento delle strutture didattiche, con la presenza di un eminente compositore europeo. Non è un caso che la scelta fosse caduta proprio su Dvorak.
Proveniente da una famiglia di piccola borghesia, precocemente avviato alla musica, Dvorak aveva colto il suo primo vero successo nel 1873, a 31 anni, con un Inno patriottico che si inseriva compiutamente nella corrente irredentista propria degli ambienti culturali boemi. L'anno seguente un riconoscimento prestigioso, con la vittoria di una borsa di studio del governo austriaco, assegnata da una giuria composta, fra gli altri, da Eduard Hanslick e Johannes Brahms. In seguito il lancio internazionale: al 1884 risale il primo personale trionfo in Inghilterra - dove il compositore si recò complessivamente nove volte - che comportò la nomina a membro onorario della London Philharmonic Society; nel 1890 doveva giungere la laurea honoris causa dell'Università di Cambridge.
Tali tappe della carriera di Dvorak seguivano da vicino anche la personale evoluzione dello stile del compositore. Se gli esordi creativi si erano svolti all'insegna della scuola neotedesca di Liszt e Wagner, il cui modernismo sembrava più adatto a veicolare i contenuti nazionalistici peculiari della cultura céca, è proprio intorno al 1873 che lo stile di Dvoràk subisce una brusca virata verso il sinfonismo puro e gli ideali di classico equilibrio della forma, ideali che trovavano nuova linfa nelle melodie di ispirazione popolare. È appunto questa peculiare mistura fra equilibrio formale e melodiosità slava che portò a riconoscere in Dvoràk un musicista dalla personalità inconfondibile, né conservativa né radicale, capace di apparire alla borghesia boema come una incarnazione dell'identità nazionale, o anche di farsi ammirare di fronte all'intera Europa per la raffinatezza della scrittura e la solidità costruttiva delle sue opere.
L'invito in America aveva dunque il significato di una consacrazione; ma il contatto con una cultura musicale composita, in evoluzione e così dissimile da quella europea non poteva non avere ripercussioni proprio sui nuovi esiti creativi del maestro boemo. Alcuni studenti di colore misero in contatto il maestro con la musica dei neri americani, con gli spirituals e i canti delle piantagioni. A Spilville, nello lowa, il compositore ebbe occasione di ascoltare canti della comunità indiana. La Sinfonia in mi minore è la prima importante risposta a tali stimoli, e non a caso reca la celeberrima intitolazione "Z Nového svéta" (Dal nuovo mondo); appunto la discussa influenza del nuovo mondo costituisce il punto centrale delle diverse valutazioni che della partitura sono state fatte.
Dvorak illustrò il titolo dell'opera spiegando che si riferiva semplicemente a «impressioni e saluti dal nuovo mondo»; ancora nel corso della stesura affermò che «l'influenza dell'America può essere avvertita da chiunque abbia "fiuto"». E molti compositori si domandarono se, con la nuova Sinfonìa, Dvorak intendesse inaugurare una nuova maniera, segnata dalla presenza di melodie ispirate al composito folklore americano. E in effetti la presenza di tali melodie è innegabile; nel primo tempo appare lo spiritual «Swing low, sweet chariot», mentre una generica ispirazione "indiana" hanno alcune melodie dei movimenti centrali. Tuttavia le melodie pentatoniche e l'armonia modale, la vitalità ritmica, sono caratteristiche proprie di tutta la musica di Dvorak; inoltre non mancano nella partitura chiari tratti del folklore boemo. Semmai tutta l'invenzione melodica della Sinfonia in mi minore presenta un'estrazione "primitiva", stagliata nitidamente più che non nella precedente esperienza sinfonica dell'autore.
Insomma, qualora si voglia trovare una "svolta" nella Nona Sinfonia di Dvorak, questa andrà individuata, più che nell'invenzione melodica, nel processo di semplificazione e chiarificazione della forma che dona a queste idee una plastica evidenza, allontanando la partitura dalla dolce seriosità della Settima e dagli indipendenti sperimentalismi dell'Ottava. Anche le sezioni di sviluppo del materiale - che costituiscono in genere il punto debole del sinfonismo dell'autore boemo, per una certa prolissità e povertà dialettica - sono affrontate con una snellezza maggiore che nelle precedenti opere sinfoniche.
Proprio l'aspetto formale è uno dei tratti che più garantiscono alla Sinfonìa la sua coerenza, e quindi la sua indubitabile e coinvolgente efficacia in sede esecutiva. La partitura si avvale infatti di un processo accumulativo del materiale, con ritorni tematici via via maggiori con la successione dei movimenti (fra l'altro le affinità fra le diverse melodie pentatoniche emergono nitidamente perché queste vengono prevalentemente affidate ai legni solisti). Inoltre ciascuno dei quattro tempi si apre con una breve introduzione lenta.
Nel primo movimento l'Adagio introduttivo lievita progressivamente, sfruttando uno spunto ritmico, verso il caratteristico tema che apre l'Allegro molto; tutto questo primo tempo, animato da temi secondari di icastica evidenza, risente di una ricchezza di episodi e di intrecci, di subitanei trapassi espressivi, che attribuiscono alla pagina una freschezza continuamente rinnovata.
Nel Largo una successione di ampi accordi conduce alla melodia pentatonica che informa tutta l'ambientazione lirica e soffusa del movimento, non contraddetta neanche nella più animata sezione centrale (il momento culminante ripropone un frammento del tema principale del primo tempo).
Nello Scherzo ritroviamo il gusto di Dvorak per la vitalità ritmica e la varietà coloristica, sorretti dalla mano infallibile dell'orchestratore, dalla sicura invenzione dei temi caratteristici. Più complesso il finale, aperto dalla perentoria affermazione del tema che ha assicurato alla Sinfonia la sua celebrità, e che viene poi ribadito al termine, in una estrema perorazione. Nel prosieguo del movimento, peraltro, si accumulano le principali idee melodiche già ascoltate nei tempi precedenti; procedimento già impiegato nei tempi centrali. Ma Dvorak non si accontenta di riesporre tali idee; le elabora e le intreccia con il tema principale del finale, sì che il movimento conclusivo si prospetta come una sintesi del contenuto dell'intera Sinfonia, e della stessa arte sinfonica del compositore.

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   César Franck, nasce il 10 Dicembre 1822, muore il 8 Novembre 1890. Compositore, Organista e Docente di Musica belga. #Franck #CesarFranc...