08 novembre 2024

MUSICA – L. VAN BEETHOVEN – SINFONIA N. 5

Sinfonia n. 5 in do minore Op. 67

#Music #History #Beethoven #Sinfonia

Musica: Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
  1. Allegro con brio
  2. Andante con moto (la bemolle maggiore)
  3. Allegro
  4. Allegro (do maggiore)

Organico: ottavino, 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, corno di bassetto, 2 corni, 2 trombe, 3 tromboni, timpani, archi
Composizione: 1806
Prima esecuzione: Vienna, Theater an der Wien, 22 Dicembre 1808
Edizione: Breitkopf & Härtel, Lipsia 1809
Dedica: Principe Joseph Max von Lobkowitz e Conte Andreas Razumovsky

La stesura della Quinta Sinfonia beethoveniana occupa un periodo di tempo assai ampio. Dopo i primi abbozzi risalenti al 1804, il compositore la riprese nel 1807 e la completò solo nella primavera dell'anno successivo; una testimonianza della particolare cura e attenzione che Beethoven riservò al suo lavoro, frutto di un processo creativo lungo e sofferto.
La «prima» della Sinfonia ebbe luogo il 22 dicembre 1808 nel celebre teatro viennese An der Wien sotto la direzione dello stesso autore. Durante il concerto, dalla durata interminabile, - secondo l'uso avvalso nell'epoca - furono eseguiti anche la Sesta Sinfonia, sezioni della Messa in do maggiore, il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra e altre composizioni ancora.
All'atto della pubblicazione la Sinfonia venne dedicata al principe Andrej Kyrillovic Razumovskij (noto anche per la dedica dei celebri quartetti dell'Op. 59) e a Franz Joseph Lobkowitz (a lui Beethoven aveva dedicato anche la Terza Sinfonia), preziosi mecenati e amici del compositore.
Come per la Terza Sinfonia, Beethoven torna nella Quinta a un fitto reticolo di riferimenti allegorici e morali, un simbolismo perfettamente radicato nella cultura filosofica e spirituale del tempo, fortemente imbevuta di concezioni illuministiche.
Pensiamo già solo al ritmico e lapidario inciso d'apertura che l'orchestra disegna subito in modo netto e perentorio, «il destino che bussa alla porta» - secondo l'intepretazione che un giorno ne diede l'amico Anton Schindler.
Vi si legge la reazione di un'umanità in perenne lotta contro il proprio drammatico destino, un destino senza volto, cieco, spesso implacabile, contro il quale l'uomo si erge a combattere eroicamente in nome della ragione. E solo in virtù di questo atto di ribellione che il mondo giunge a trionfare sulle forze delle tenebre, sui pregiudizi e sulla superstizione.
Così nella Sinfonia vediamo continuamente emergere gli opposti in lotta, in una gigantesca visione antagonistica in perenne mutamento: contrasti violenti si susseguono a momenti più mitigati e lirici, passi ritmici tensivi si alternano a più morbidi accenti, la concitazione melodica si confronta con linee tematiche più tenui ed addolcite nel loro profilo. Infine i quattro movimenti paiono procedere in modo ineluttabile verso un compimento che pare già presagito, attraverso una sapiente progressione simbolica che conduce all'apoteosi finale.
È un Beethoven titanico, quello della Quinta. Ma è anche un Beethoven più asciutto e meno enfatico rispetto a quello dell'Eroica. La forma stessa è essenziale, senza espansioni retoriche, la coerenza interna rigorosa. I temi sono netti e concisi, come lo scarno inciso d'apertura, un motto di sole quattro note. Così si apre il primo movimento, l'Allegro con brio. Ancora sull'inciso «del destino» è fondato il primo tema, che percorre interamente la Sinfonia rendendola ulteriormente più solida ed unitaria. Proprio a questa estrema concentrazione tematica, a questa sobrietà di caratteri va ricondotta la grande efficacia espressiva che la Sinfonia in do minore esprime. Una vigorosa frase di transizione, consistente nella trasformazione del primo tema e dell'inciso d'apertura, porta al delicato secondo tema principale, introdotto da uno squillante richiamo dei corni pure ricavato dal motto d'apertura.
Questo momento disteso e cantabile però non riesce a rimuovere il ricordo dell'inciso iniziale, che infatti presto si fa di nuovo avanti sotto forma di ripetute iterazioni nella parte finale dell'Epilogo. Si conclude così l'Esposizione, la prima grande sezione di forma-sonata in cui il movimento è costruito. Anche la parte centrale di Sviluppo è aperta dalle quattro scolpite note del motto, seguite da una varia ed articolata elaborazione del primo tema. E il momento di maggior intensificazione drammatica della Sinfonia, là dove sono più vividi i contrasti armonici, le opposizioni motivico-dinamiche e più marcata la densità contrappuntistica.
Nella Ripresa Beethoven inizia a ripresentare - secondo la norma - il materiale dell'Esposizione. Ma, dopo il ritorno del motto e del primo tema, ci riserva una sorpresa: l'oboe, lasciato improvvisamente solo, intona in modo inaspettato un recitativo dai caratteri intensi e delicati: è un momento di calma e commozione, quasi una sosta incantata ed assorta di fronte alla lotta titanica intrapresa.
La meccanica frase di transizione riporta all'impeto originario, poi la Ripresa prosegue nel richiamo che prima era stato enunciato dai corni, ora lasciato al timbro nasale dei fagotti. Dopo il secondo tema, interviene infine l'Epilogo. Beethoven compie qui ancora una deroga alla regola: l'Epilogo non si conclude, ma prosegue in una ulteriore e imprevista frase enfatica costruita sul motto del primo tema sino ad un fragoroso climax, ancora sul motto. Nella Coda una breve ripresa del primo tema conclude «eroicamente» il movimento.
L'Andante con moto corrisponde ad un momento di stacco emotivo, con due temi cantabili di matrice popolare.
Mentre però il secondo tema nel corso del brano viene semplicemente ripreso e in sostanza solo nell'accompagnamento subisce alcune varianti ornamentali, il primo tema si ripresenta più frequentemente ed è sottoposto ad una assai articolata serie di variazioni che ogni volta lo ripropongono in modo diverso nel profilo melodico, nella quadratura ritmica, nell'orchestrazione.
Dopo la fluente prima variazione, in cui il primo tema è letteralmente diluito nel moto denso di semicrome dipanato da viole e violoncelli - mentre il clarinetto vi sovrappone la sua voce piena e pastosa -, nella seconda variazione un flusso ancora più movimentato di quartine di biscrome passa dal gruppo di viole e violoncelli a quello dei violini primi e poi ancora a celli-contrabbassi, là dove l'orchestra tutta inizia a fremere con trasporto su di una robusta ed energica enunciazione corale.
Nella terza variazione i legni eseguono il primo tema in modo minore e a note staccate e puntate, offrendo una versione assai lontana dall'originale. Il ritmo è di marcia e l'incedere nobile e solenne, sostenuto dal ben scandito pizzicato degli archi.
Ora le frasi di collegamento, ora i già citati ritorni del secondo tema costituiscono i raccordi per l'avvento di ogni nuova variazione. La quarta, ad esempio, è preparata da una scala prima intonata timidamente da flauto e clarinetto, poi resa via via scorrevole dalla spinta dell'orchestra che letteralmente prorompe nella grandiosa enunciazione del tutti. Una zona di Epilogo si incarica di condurre a compimento l'Andante.
Il terzo movimento, l'Allegro, si apre con un fosco e misterioso arpeggio dei bassi cui risponde la voce più chiara di violini e clarinetti. A questo primo elemento ne fa seguito un secondo più netto e deciso nello squillo dei corni, in realtà una variante del motto «del destino» del primo movimento, che immediatamente pare risvegliare antichi presagi.
Inizia uno scambio tra i due elementi, che cominciano a i confrontarsi dialetticamente ed in modo serrato nelle varie regioni orchestrali.
Nella parte centrale interviene un pressante fugato affidato ai poco disinvolti contrabbassi e violoncelli, presto imitati dai violini. È un episodio scherzoso, dalle tinte ironiche e tipicamente beethoveniane, reso ancor più grottesco dalle frequenti e dispettose ripetizioni e anche dall'imprevisto aggiungersi, poco più avanti, dei pesanti fagotti.
Ad ogni ripresa esita, poi si riavvia senza interrompersi. Nella parte conclusiva, dopo il solito avvio ripetitivo e titubante, il soggetto punta verso l'alto, trasmigra dal gruppo dei contrabbassi-violoncelli a quello dei violini, poi su sino al primo flauto; infine, come deprivato del peso, si spegne gradualmente in un tenue diminuendo, «sempre più piano» ed in pizzicato.
La scorciata Ripresa è fatta in termini sbrigativi, quasi dovesse risolversi in modo defilato, e con fare commediante.
Il primo tema, ad esempio, torna quasi «regolarmente» all'inizio, però è subito come falsato dall'interruzione del grande respiro in «legato» che l'aveva contraddistinto nella prima parte: qui sono utilizzate ingegnose pause di semiminime poste all'interno della frase, in modo da frazionarla. Poi viene ripetuto e si trasforma in un vezzoso pizzicato.
Anche il secondo tema non è più solenne come prima, ma risuona piano, come estraniato, alleggerito nella voce solitaria del primo clarinetto, o dell'oboe, o del flauto, o ancora nel pizzicato leggero dei violini.
Il pedale immobile degli archi, su una lunga serie di colpi di timpano, annuncia infine la Coda. Inizia in un cupo e turbato pianissimo che però, progressivamente, aumenta d'intensità, si schiarisce ed infine - al culmine di un poderoso crescendo - sfocia nel quarto movimento.
Si apre così l'Allegro. L'orchestra annuncia il primo tema in una fanfara esultante. Una frase di transizione, anch'essa dai toni trionfali, si collega al secondo tema con le sue slanciate e svettanti terzine.
È l'annuncio della vittoria dell'intelletto e della ragione contro le forze oscure del destino, la celebrazione finale dell'uomo che combatte contro le avversità. L'Epilogo completa in una grandiosa frase di congedo la parte di Esposizione.
Nello Sviluppo è elaborato soprattutto il secondo tema, mentre un nuovo motivo presentato dai tromboni viene presto enfatizzato dai violini, sino a giungere ad un vibrante climax. Qui l'orchestra tutta pare palpitare, rapita e inebriata - nel registro sovracuto - come cullata dai suoi stessi suoni. E un'atmosfera particolarissima, vivida e sognante, un'immagine di un Beethoven solare assai vicina a quelle del finale della Nona Sinfonia.
D'improvviso la dinamica si riduce, dando vita ad una sezione di collegamento basata sulla reminiscenza del secondo tema del precedente movimento. Ma è solo un momento di passaggio, che lascia presto il posto all'incalzante Ripresa e all'Epilogo. Quest'ultimo è molto più esteso rispetto a quello dell'Esposizione e comprende anche il ritorno del secondo tema. Infine si aggiunge una complessa elaborazione del tema della transizione, questa volta imitato a varie altezze e via via più esuberante e fremente sino alla vorticosa stretta conclusiva (Presto).


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   César Franck, nasce il 10 Dicembre 1822, muore il 8 Novembre 1890. Compositore, Organista e Docente di Musica belga. #Franck #CesarFranc...