- Allegro moderato
- Largo (fa maggiore)
- Allegro molto
Organico: clavicembalo o organo, 2
oboi, 2 trombe, archi, basso
continuo
Composizione: 1756
Edizione: Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 1986
Composizione: 1756
Edizione: Breitkopf & Härtel, Wiesbaden, 1986
Generalmente lacunosa è — come si sa
— la cronologia relativa ai primi lavori di Haydn, anche perché
manovre editoriali non propriamente ortodosse tentarono alla morte
dell'autore di spacciare per sue opere di compositori viennesi
affatto secondari.
Nel caso del «Concerto per l'organo»
— questa la dizione esatta — il rinvenimento, una ventina di anni
fa, del manoscritto autografo stabilì invece con assoluta certezza
la data: 1756.
All'età di ventiquattro anni Haydn sta
per dire addio alla scapigliata vita bohèmienne che lo aveva visto
attivo a Vienna come violinista di piccole orchestre, in occasione di
balli pubblici e privati che si tenevano durante la stagione
invernale, oppure di quelle improvvisate «séances» musicali che
animavano, in estate, piazze e strade cittadine.
A questo punto si chiude infatti quel
periodo di libertà e indipendenza creativa che per l'artista
settecentesco significa anzitutto fame e miseria, e troviamo Haydn in
assettato corredo di livrea al servizio del primo mecenate, il
musicale conte von Furnberg. Singolare figura di dilettante che nella
residenza estiva di Weinzierl chiamava a raccolta compositori e
interpreti (non escluso il parroco, valente violoncellista), dando
vita a vivaci riunioni cameristiche, nelle quali il gusto viennese
del «musizieren» si affermava con ricca e spontanea inventiva. La
tradizione, non smentita del resto dalla recente musicologia, vuole
che Haydn trovandosi ad adattare un divertimento a un insieme di
quattro strumenti ad arco (due violini, viola e violoncello), creasse
il primo moderno quartetto. Se in questo caso si trattava di
«inventare» un consolidamento formale che garantisse (a differenza
di quanto era avvenuto con la precedente «sonata a tre» barocca)
l'unità stilistica fra le quattro parti, tutte partecipi del lavoro
tematico, nel concerto per strumento a tastiera e orchestra, Haydn
non può essere invece considerato un innovatore, quanto piuttosto un
abile sintetizzatore delle recenti conquiste stilistiche affermate
con consapevole autonomia dalle scuole di Mannheim, di Vienna e della
Germania settentrionale.
Lo stesso esiguo numero di concerti
scritti da Haydn per clavicembalo, organo e pianoforte (undici),
rispetto alla quarantina (alcuni dei quali allo stato di frammento)
composti da Mozart, testimonia che non era a questo campo specifico
che si indirizzavano le preferenze del maestro, più interessato alla
«reductio ad unum» dei mezzi stilistici che alle contrapposizioni
dualistiche e «drammatiche» della forma concertante.
Lo strumento solista nei concerti per
strumento a tastiera di Haydn partecipa ancora della fondamentale
struttura barocca a blocchi giustapposti (alternanza solo-tutti) ed è
strettamente legato al tessuto orchestrale. La novità nell'impianto
si affermerà, com'è noto, con i concerti di Mozart post 1776: a
questo punto l'ingresso del solista è atteso come un evento nuovo,
carico di «suspense»; autosufficiente e ben caratterizzato, come un
personaggio d'opera, esso si afferma e si distingue in tutta la sua
forza drammatica.
Il concerto per organo fu pubblicato
nel 1953 da Breitkopf e Haertel, nella revisione di Michael
Schneider. L'orchestra che riunisce due oboi e quartetto d'archi
(nella sezione del «tutti» l'organo collabora con il violoncello e
il contrabbasso) è felicemente allusiva a quel clima di agreste
serenità, non incrinato dall'enfasi sturmundranghiana, che
ritroviamo intatta nelle pagine più celebri della sua produzione
sinfonica.
Nel primo movimento («Moderato») si
passa dal tono deciso e ben scandito ritmicamente della frase
iniziale a un gioco cangiante di modulazioni e di sincopi che vedono
il respiro musicale fluttuare in inquieto divenire, secondo le
tangenti espressive di quello «Empfindsamstil » (stile della
sensibilità) che, fra gli altri, Carl Philipp Emanuel Bach —
autore assai caro a Haydn — aveva cosi finemente realizzato. Il
settecentesco gusto «galant» si afferma con squisita varietà
espressiva nella ricca fioritura di abbellimenti (trilli,
acciaccature, gruppetti, arpeggi) che rimbalzano dall'orchestra allo
strumento solista. Dopo l'elegiaco «Largo» in fa maggiore nel quale
sono avvertibili echi barocchi nella simmetrica giustapposizione
dinamica di «piano» e «forte», l'«Allegro molto» del finale,
col suo vivace ritmo di danza (3/8), suggerisce il senso di una
vitale baldanza, ricondotta nell'alveo di una misurata chiarezza.
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