Riccardo II, è una delle opere teatrali nella tetralogia minore di William Shakespeare.
Trama
Il dramma ha inizio col famoso elogio che Riccardo tributa al fratello maggiore Edoardo, appena divenuto re d'Inghilterra.
«Ormai l'inverno del nostro scontento
s'è fatto estate radiosa ai raggi di questo sole di York»
In realtà dalle parole di Riccardo emerge l'invidia nei confronti di Edoardo, aitante e giusto; Riccardo descrive invece sé stesso come
«plasmato da rozzi stampi" e "deforme, monco", privo della minima attrattiva per "far lo sdilinquito bellimbusto davanti all'ancheggiar d'una ninfa".»
Egli risponde all'angoscia della sua condizione affermando la sua volontà:
«Ho deciso di fare il delinquente
E odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età.»
In altre parole, Riccardo decide di adottare mezzi leciti e soprattutto illeciti per scalare la linea di successione e diventare re alla morte del fratello. Per prima cosa, cospira affinché suo fratello Giorgio, che lo precede come erede al trono, sia sospettato di assassinio; pur di riuscire in questo intento, corrompe un indovino per confondere il Re. Il suo piano ha successo, e Giorgio viene imprigionato nella condotto nella Torre di Londra. Successivamente Riccardo entra nelle grazie di lady Anna Neville, vedova di Edoardo di Westminster, principe di Galles, assassinato assieme al padre per mano di Riccardo; nonostante sospetti di lui, Anna cede alla sua corte e accetta di sposarlo.
Alla morte di Edoardo IV - la quale, ironicamente, non vede Riccardo coinvolto in alcun modo - Riccardo si allea con Enrico Stafford, secondo Duca di Buckingham, e si presenta ai notabili del Regno come un uomo pio e modesto: riesce così a convincerli a sceglierlo come reggente in vece dei figli di Edoardo, ancora bambini. In seguito farà rinchiudere i due nipoti nella Torre di Londra, facendone presto perdere le tracce. Rimasto senza rivali, Riccardo ascende al trono.
Divenuto re, Riccardo si assicura attivamente il possesso della corona, assassinando chiunque si frapponga ad esso nella scalata al potere, inclusi il giovane principe, Lord Hastings, il suo precedente alleato Buckingham, e addirittura sua moglie e i figli. Questi crimini non passano inosservati, e pian piano Riccardo perde tutti i suoi complici, fino a che non si trova ad affrontare il conte di Richmond nella Battaglia di Bosworth Field. La notte prima della battaglia, Riccardo riceve la visita dei fantasmi delle persone che ha ucciso, dalle quali riceve un'angosciante profezia:
«Domani, in battaglia, pensa a
me,
disperati, e disperato muori!»
Al mattino, a Riccardo non resta che recarsi in battaglia. Nonostante il combattimento sembri inizialmente volgere in suo favore, Riccardo si ritrova presto disarcionato e abbandonato dai suoi uomini. Il Re arriva addirittura a rinnegare la sua stessa corona, pur di non morire in battaglia:
«Un cavallo, un cavallo! Il mio regno per un cavallo!»
A nulla valgono le sue richieste d'aiuto: Riccardo viene sconfitto in un combattimento corpo a corpo con Richmond, che lo trafigge con la spada. Morto Riccardo, il conte salirà al trono col nome di Enrico VII d'Inghilterra.
