Gustav Mahler – Sinfonia n. 8 in Mi bemolle Maggiore “Sinfonia dei Mille”
per Soli, Coro di bambini, due Cori misti e Orchestra
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Il 12 Settembre 1910, presso la Neue Musik-Festhalle di Monaco di Baviera, una sala da 3200 posti, veniva eseguita in prima mondiale l’Ottava Sinfonia di Gustav Mahler, un’Opera colossale, corale e strumentale insieme, che l’impresario Emil Gutmann intitola “Sinfonia dei Mille” in considerazione dell’enorme numero di Voci e strumenti impiegato: 8 Voci soliste, 850 Cantanti di cui 350 Bambini e 171 Orchestrali.
A questa prima Esecuzione, svoltasi sotto la Direzione dello stesso Mahler e coronata da un successo straordinario, sono presenti Richard Strauss, Camille Saint-Saëns, Anton Webern e il Direttore d’Orchestra Leopold Stokovski che, sei anni dopo, avrebbe diretto la prima esecuzione della Sinfonia negli Stati Uniti d'America.
Gustav Mahler, a Giugno del 1906, inizia il suo solito periodo di vacanze a Maiernigg, in Carinzia, e in tranquillità nella sua casetta in mezzo ai boschi attende all’orchestrazione della settima Sinfonia ancora in manoscritto.
Sappiamo da alcune sue annotazioni che pensa ad una nuova sinfonia non completamente corale, ma suddivisa in quattro Movimenti con due Inni esterni che racchiudono due parti strumentali. Mahler, una volta stabilito di iniziare la Sinfonia con l’inno latino “Veni creator spiritus”, decide di abolire gli altri Movimenti preventivati e li sostituisce con un’unica Sezione drammatica, una Cantata basata sulla scena finale della seconda parte del Faust di Goethe: la Rappresentazione di un ideale di redenzione attraverso l’eterno femminino (das EwigWeibliche).
La Sinfonia n. 8 viene composta a ritmi frenetici e completata nei suoi elementi essenziali ad agosto; ha una forma completamente nuova: è una sinfonia interamente cantata ed è suddivisa in due sezioni con testi in due lingue diverse, il latino e il tedesco.
Nelle due Sezioni sono accostate due opere contrastanti, un Inno Sacro e il Testo secolare di un Poema drammatico, ma ambedue esprimono la stessa unica idea, quella della redenzione attraverso la forza dell’amore.
La continuità musicale tra le due parti è assicurata dalla condivisione del materiale tematico, soprattutto delle prime note del Tema “Veni creator spiritus” che ritornano anche in chiusura della Sinfonia.
“Veni creator spiritus” (Allegro
impetuoso)
L’Inno segue lo schema della forma-sonata e al
termine dello sviluppo sfocia in una poderosa doppia fuga dalla
polifonia molto complessa. Un fragoroso accordo dell’Organo imposta
la tonalità principale, quindi i due Cori all’unisono cantano il
primo tema “Veni, creator spiritus”, un motivo vibrante,
energico, da cui Mahler ricava altro materiale da utilizzare più
avanti. Il contrasto è fornito da un motivo più lirico al quale
segue un interludio strumentale derivato dal tema principale che apre
verso un nuovo episodio corale, anch’esso derivato dal tema
principale. È un momento di profonda tristezza, il testo fa
riferimento alla fragilità umana (infírma nostri córporis), a cui
fa seguito il richiamo del contralto solista alla saldezza della
virtù divina (virtúte firmans pérpeti). Opachi accordi di flauti e
violini introducono altre varianti sul tema. Dopo l’ingresso delle
voci bianche la trama polifonica si addensa sempre più e sfocia in
un episodio particolarmente violento (Hostem, pacémque). Una
complessa e potente doppia fuga ripercorre temi e versi precedenti e
si conclude nel poderoso “Gloria” sostenuto da organo e ottoni.
Scena finale dalla seconda parte del
Faust di Goethe (Poco adagio – Più mosso)
La seconda sezione
della sinfonia è molto estesa e complessa. Alcuni studiosi, come
Specht, Cooke e Paul Bekker, credono di poter distinguere almeno tre
sottosezioni: Adagio, Scherzo e Finale; tuttavia secondo il
musicologo Ortrun Landmann, dopo l’ampio preludio, si possono
identificare un’esposizione, tre episodi di sviluppo e un
finale.
Il lungo preludio orchestrale indica l’altrettanto
lungo periodo di ascesa al cielo; l’introduzione allude al
misterioso paesaggio con boschi, rupi e anfratti dove vivono i
“santi anacoreti”. Alla fine dell’introduzione entra il primo
coro, con le sole voci maschili, che riprende variato il tema
dell’introduzione; un nuovo tema è alla base del coro degli
angeli (prevalenza di voci femminili e infantili) che annuncia
l’inizio della salvezza per Faust. La marcia degli angeli che
accompagnano l’anima di Faust segna l’inizio dello sviluppo. Il
Dottor Marianus e il coro esaltano l’eterno femminino poi, in
un’ambientazione ancor più religiosa, appare dall’alto la
Vergine Maria, Mater Gloriosa. Siamo adesso nella seconda parte
dello sviluppo. I violini, accompagnati da arpa e armonium,
dispiegano il toccante “tema d’amore” sul quale Mahler fa
intervenire tre figure femminili: la Magna Peccatrix, la Mulier
Samaritana e Maria Aegyptiaca. Questi singoli episodi poi si
riuniscono in un unico Trio. La stessa melodia è alla base della
preghiera di Una Paenitentium che implora la grazia per Faust e si
offre di guidarlo nelle sfere superiori del cielo. Mater Gloriosa
approva (terza sezione dello sviluppo). Il tema d’amore è ripreso
dal coro maschile che, quasi in eco, ripete “Vieni! Vieni!”;
segue un’invocazione del Dottor Marianus, poi il coro al completo,
ripete “Vieni! Vieni!”. Un tranquillo episodio strumentale
conduce all’entrata del Coro Mysticus (mistico: relativo ai
misteri) che utilizza una variante del tema iniziale. Siamo alla
conclusione del dramma; un lento crescendo sul tema d’amore
culmina in un fortissimo vocale e strumentale con l’organo che
suona al massimo della sua potenza. La parola “hinan” (su) viene
ripetuta, poi gli ottoni sono i protagonisti della trionfale
chiusura.
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